La Brexit, e i malumori sull'Unione a più velocità, rischiano di trasformare l'appuntamento del 25 marzo a Roma in una sorta di de profundis dell'Europa....
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Nell'Ue «non ci sono le condizioni per fare salti in avanti istituzionali enormi - ha sostenuto Gentiloni- ma dobbiamo metterci in marcia ora. Un'Europa ferma è un'Europa destinata a tornare indietro». Secondo Gentiloni viviamo «uno dei momenti più difficili dell'Europa, forse uno dei momenti più incerti di questi 60 anni» in cui bisogna evitare il rischio di un «1989 alla rovescia» con un ritorno dei muri. La dichiarazione di Roma «sarà un compromesso tra forze diverse come sempre» ma dovrà rispondere a diverse domande: dalla crescita alla disoccupazione, dalla condivisione dell'impegno sulla sicurezza delle alla gestione comune dei flussi migratori, senza «cedere ai nazionalismi» e «mettendo al centro l'Europa sociale: se lasciamo indietro i più deboli non ci sarà fiducia».
Poi le rassicurazioni ai paesi dell'Est Europa che le cooperazioni rafforzate "non porteranno mai a un'Europa di serie A e a un'Europa di serie B, a un'Europa dei piccoli e un 'Europa dei grandi paesi, una dell'Est e una dell'Ovest». Ogni paese, ha continuato Gentiloni, «ha il proprio livello di ambizione, tutti possono scegliere di partecipare, possono farlo adesso o potranno farlo in futuro, tutti saranno coinvolti nel progetto comune».
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Il Gazzettino