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Vent'anni di carcere per aver strangolato una giovane ragazza, averne gettato il corpo in mezzo ai boschi e aver tentato di non farsi prendere dai carabinieri scappando in mezzo ai boschi per due settimane. Così, in tribunale a Piacenza, si è conclusa la vicenda giudiziaria di Massimo Sebastiani, l'operaio 47enne di cui le cronache si occuparono ampiamente alla fine dell'agosto del 2019, quando scomparve nel nulla insieme all'amica del cuore Elisa Pomarelli, 28 anni di Piacenza.
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Man mano che passavano i giorni, però, i carabinieri avevano sempre più la certezza che la ragazza fosse stata uccisa, e che lui si stesse nascondendo tra i boschi delle colline piacentine, come una sorta di Rambo.
Le reazioni
«Sebastiani avrebbe meritato l'ergastolo, la giusta pena era questa. Non mi avrebbe tolto il dolore che c'è sempre ma comunque vent'anni sono pochi. Questa non è giustizia» ha detto Debora, sorella della vittima, fuori dal tribunale di Piacenza dopo la lettura della sentenza. Il processo, durato alcuni mesi, è stato celebrato con il rito abbreviato che prevede uno sconto sulla pena. In contemporanea, sempre nello stesso tribunale, è arrivata anche un'altra sentenza, sempre per un femminicidio. In questo caso però, davanti a una corte di Assise, la sentenza è stata di ergastolo. Il fine pena mai è stato deciso per Abdelkrim Foukahi, marocchino, che nel maggio del 2019 aveva brutalmente ucciso in casa a coltellate la moglie Damia El Essali, cercando poi anche lui di scappare insieme ai figli piccoli. Anche in questo processo, così come in quello di Sebastiani, tra le parti civili figurava, oltre alla famiglia, anche il centro antiviolenza «La città delle donne, telefono rosa Piacenza».
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