Il borsino pre-elettorale questa settimana segnala alcuni leggeri movimenti che, pur nella loro esiguità, determinano alcune variazioni negli equilibri tra le principali...
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Il quadro complessivo, considerato l’elevata quantità di persone incerte e indecise sul voto (37,3%), resta sempre soggetto a variazioni significative, di cui si avrà conto e soluzione solo nell’ultima settimana pre-voto. Allo stato attuale il centrodestra resta saldamente in testa con il 36,7% dei consensi, anche se subisce una contrazione (-0,5%) rispetto alla scorsa settimana.
LE POLEMICHE
Forza Italia è ferma al 16%, mentre Lega e Fratelli d’Italia lasciano sul campo delle polemiche di questi giorni qualche spicciolo in termini di consenso. Il centrosinistra, invece, è in leggera salita. Sospinto dal Pd (che traguarda quota 24% con un +0,4% rispetto alla scorsa settimana) e dalla crescita degli altri partiti, arriva al 28,1% (+0,8%).
Anche i Cinquestelle appaiono dinamici. Aumentano le loro quotazioni e passano dal 27,3% al 27,8%. In leggera flessione, invece, Liberi e uguali, che lascia sul terreno lo 0,4% dei consensi.
IL RIALLINEAMENTO
I sommovimenti registrati sono ridotti e determinano un momentaneo riallineamento degli equilibri tra i tre blocchi. Se la scorsa settimana, centrosinistra e M5s erano entrambi al 27,3%, oggi la coalizione trainata dal Pd è di un soffio sopra il movimento guidato da Di Maio (+0,3%). Come in ogni borsino politico il risultato è tutt’altro che consolidato, mentre appare indicativo osservare le scelte di voto delle diverse classi sociali.
Oltre sessanta per cento dei ceti bassi si suddivide tra M5s (36,3%), Lega (15,9%) e Fdi (9,4%). Il Pd attira il 12,1%, mentre Forza Italia riesce a prendere il 17,2% e Leu il 3,3%. I ceti medio-alti preferiscono il Pd (29,6%).
Forza Italia e Lega prendono complessivamente il 26,9%, mentre M5s arriva al 23,7%. Il ceto medio, invece, è più arrabbiato e preferisce, in primis, M5s 28,8%. A seguire vota per Pd (23,1%), Forza Italia (15,6%), Lega (13%) e Leu (7,6%).
LE DINAMICHE
Se questo è il quadro delle dinamiche di voto nelle diverse classi sociali, per comprendere le tendenze in atto, è utile puntare lo sguardo sulle motivazioni che spingono i cittadini a scegliere un partito. Scopriamo, in questo modo, che la condivisione delle idee e delle proposte è il motivo principale che induce al voto. Ciò, però non vale allo stesso modo per tutti i partiti. Liberi e uguali, ad esempio, è scelto per condivisione delle idee dal 67% dei suoi elettori. Lo stesso vale per la Lega (62%). Per Pd e M5s la condivisione è traino meno florido e determina il voto, rispettivamente, del 43% e del 46% degli elettorati di riferimento.
Chiude questa classifica Forza Italia, per la quale l’accordo sulle idee attira solo il 38% dei suoi elettori. Un altro motore del voto è la capacità di un partito di “dare certezze”. In questo caso la classifica è guidata dal Pd (32%), seguito da Forza Italia (29%). Arrivano distanziati la Lega (19%), M5s (14%), mentre chiude la classifica LeU (9%).
L’ABITUDINE
Per “tradizione e abitudine consolidata” vota ormai una quota ridotta di elettori. Questo gruppo di persone si posiziona, sostanzialmente, su Forza Italia (15%) e Pd (13%), mentre è poca cosa per Lega (6%) e M5s (4%).
Il “meno peggio”, il partito che, sul momento, convince un po’ più degli atri, è sempre l’ultima ancora di salvataggio per l’elettore deluso. Un’opzione attiva soprattutto per M5s (16%), Leu (15%) e Forza Italia (13%). Pd e Lega si fermano al 9%. E gli indecisi come si orientano? Per loro la partita è dura. Il 29% sta cercando di capire le proposte dei partiti, per trovare quella più condivisibile. Il 22% metterà la croce sul simbolo del gruppo che darà maggiori garanzie di stabilità e governabilità e il 15% si orienterà sul “meno peggio”. Ben pochi sceglieranno di votare in base alle scelte passate (solo il 3%), mentre il restante 31% brancola nella nebbia. Come si suol dire… la campagna elettorale è ancora lunga.
* Direttore SWG Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino