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Regole sul diritto di asilo l’Europa ancora non ne ha. L’immigrazione non è tema comunitario e così la gestione dei profughi afghani e l’eventuale istituzione di corridoi umanitari diventano questioni che accendono i colloqui bilaterali nella speranza di arrivare ad una linea comune europea, anche se i distinguo non mancano: l’Austria di Rutte si è già tirata fuori da ogni ipotesi di accoglienza. Di questo hanno parlato ieri mattina il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e la cancelliera tedesca Angela Merkel in una telefonata che segue quella che la Cancelliera ha avuto con il presidente francese Macron e quest’ultimo con l’inglese Johnson. «Protezione umanitaria per quanti hanno collaborato con le istituzioni italiane e tedesche e delle categorie più vulnerabili a partire dalle donne», è scritto nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi dopo il colloquio. Inoltre, si legge, «sono state approfondite le possibili iniziative da adottare in ambito Ue, G7 e G20 a favore della stabilità e a tutela dei diritti umani e di libertà fondamentali conseguite nel corso degli ultimi vent’anni».
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A sera Draghi, intervistato dal Tg1, sostiene che «l’Europa sarà all’altezza» dell’emergenza e che «ora è fondamentale proteggere le donne e chi ha collaborato con i governi europei». Non parla di corridoi umanitari ma di «cooperazione» definita «assolutamente necessaria per affrontare due obiettivi: l’accoglienza e la sicurezza».
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LA MISSIONE
Il rischio del «disastro migratorio», come lo definisce il capo della diplomazia Ue Josep Borrell, è infatti troppo alto e rischia di scaricarsi solo su alcuni Paesi.
Nel frattempo i Paesi impegnati nelle missioni militari sono alle prese con il trasferimento di coloro che hanno collaborato. Obiettivo non facile, visto che i talebani controllano le strade che portano agli aeroporti. L’obiettivo è quello di stringere i tempi e al tempo stesso contenere i numeri per non caricarsi di quello che si annuncia come un vero e proprio esodo. Basti pensare che centinaia di migliaia di afghani già da tempo affollano i campi turchi dove il 45% degli ospiti arriva proprio dall’Afghanistan. Ed infatti il premier turco Erdogan proprio in questo ore ha messo a lavoro i suoi per alzare il muro che divide la Turchia dall’Iran.
Della questione si sono anche occupati i ministri degli Esteri europei in una riunione in videoconferenza nella quale il ministro Luigi Di Maio ha indicato «cinque priorità»: protezione dei civili che hanno collaborato con la comunità internazionale, rispetto dei diritti civili e individuali, impatto migratorio, operatività delle organizzazione umanitarie e contrasto al terrorismo.
La prossima settimana i ministri Di Maio e Guerini si presenteranno davanti alle commissioni di Camera e Senato per fare il punto della situazione e oggi Elisabetta Belloni, direttore del Dis, sarà ascoltata dai membri del Copasir proprio per fare il punto sulla situazione della sicurezza derivante anche dal massiccio esodo. A chiedere apertamente l’istituzione di un corridoio umanitario è il segretario del Pd Enrico Letta che oggi riunirà la direzione del partito
I sindaci italiani, attraverso l’Anci, si sono detti pronti a fare la loro parte. I primi cittadini di Prato, Roma, Milano, Bergamo, Firenze e Treviso attendono istruzioni dal Viminale ma Matteo Salvini mette le mani avanti e fissa a «qualche decina» gli afghani da accogliere: «Non ci parlino di qualche migliaio». Sinora sono arrivati in Italia circa 250 profughi, ma i collaboratori e le famiglie che hanno chiesto all’Italia di lasciare il Paese sono circa duemila.
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