Ciò che hanno trovato nel suo corpo è al di fuori di ogni limite. Lui si chiama Giuseppe Ippolito, siciliano, ha 23 anni e sognava il titolo italiano di body...
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E dire che la sua filosofia, come scrive oggi il Corriere della Sera, era legata al sacrificio, all’allenamento: “Allenarsi fino allo stremo, tornando a casa distrutto ma felice per aver dato il massimo”. Ma i sacrifici, e il doping, non gli hanno dato la vittoria: soltanto un quarto posto, ai campionati italiani ai cui controlli è poi risultato non negativo. Se le controanalisi confermeranno quanto già rilevato, rischia 4 anni di squalifica e un processo penale.
Quello di Ippolito non è purtroppo un caso isolato, ma il ventesimo solo nell’ultimo anno da parte di body builder italiani, dato che tiene purtroppo il nostro Paese piuttosto in alto nella classifica dei casi di doping: lo scorso anno eravamo secondi, il 2017 potrebbe vedere addirittura il sorpasso alla Russia e il primo posto, in barba ai luoghi comuni (e alla realtà) degli Ivan Drago e simili.
Ippolito racconta di aver iniziato ad inseguire il mito del fisico perfetto a 14 anni, dopo che un medico gli disse di correggere la sua alimentazione perché rischiava di avere seri problemi di obesità. “Decisi di cambiare vita. Che gioia, tornare a lacerare le fibre muscolari e avvertire quella sensazione di dolore e piacere”. “Alimentarsi e pensare come un culturista, perché il culturismo è uno stile di vita che va portato avanti ogni giorno”, diceva ancora “Peppe”. Chissà se questo stile di vita prevedesse anche l’abuso di farmaci. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino