«Mentre gli viene negata ogni giustizia, Gesù prova sulla sua pelle anche l'indifferenza, perché nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo...
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Papa Francesco sottolinea che «il Signore non ci ha salvati con un ingresso trionfale o mediante dei potenti miracoli». Al contrario, Gesù svuotò sé stesso: rinunciò alla gloria di Figlio di Dio e divenne Figlio dell'uomo, per essere in tutto solidale con noi peccatori, Lui che è senza peccato. Non solo: ha vissuto tra noi in una condizione di servo: non di re, né di principe, ma di servo. Si è umiliato e l'abisso della sua umiliazione, che la Settimana Santa ci mostra, sembra non avere fondo«. Ricorda il Pontefice: »Il primo gesto di questo amore sino alla fine è la lavanda dei piedi. Il Signore e Maestro si abbassa fino ai piedi dei discepoli, come solo i servi facevano. Ci ha mostrato con l'esempio che noi abbiamo bisogno di essere raggiunti dal suo amore, che si china su di noi; non possiamo farne a meno, non possiamo amare senza farci prima amare da Lui, senza sperimentare la sua sorprendente tenerezza e senza accettare che l'amore vero consiste nel servizio concreto«. Ma, osserva il Papa, questo è solo l'inizio. L'umiliazione che Gesù subisce si fa estrema nella Passione: viene venduto per trenta denari e tradito con un bacio da un discepolo che aveva scelto e chiamato amico. Quasi tutti gli altri fuggono e lo abbandono; Pietro lo rinnega tre volte nel cortile del tempio. Umiliato nell'animo con scherni, insulti e sputi, patisce nel corpo violenze atroci: le percosse, i flagelli e la corona di spine rendono il suo aspetto irriconoscibile. Subisce anche l'infamia e la condanna iniqua delle autorità, religiose e politiche».
A Gesù «viene negata ogni giustizia» e «prova sulla sua pelle anche l'indifferenza perchè nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino». «E penso a tanta gente - ha aggiunto il Papa a braccio nella messa delle Palme, dopo alcuni secondi di silenzio - a tanti emarginati, a tanti profughi a tanti rifugiati» , per i quali «non vogliono assumersi la responsabilità del loro destino». Lo ha detto il Papa nella omelia della messa delle Palme, commentando i passaggi di Gesù tra sinedrio e Pilato e la «umiliazione estrema» che Gesù subisce nella Passione.
Per il Papa il crocifisso è «la 'cattedra di Diò», l'unica in grado di insegnare la via di un «amore umile» capace di «rinunciare» a «egoismo, potere, fama». Così lo ha definito nella omelia della messa delle Palme. «Può sembrarci tanto distante - ha rimarcato papa Francesco - il modo di agire di Dio, che si è annientato per noi, mentre a noi pare difficile persino dimenticarci un poco di noi». «Egli - prosegue la riflessione del Pontefice - viene a salvarci; siamo chiamati a scegliere la sua via: la via del servizio, del dono, della dimenticanza di sè. Possiamo incamminarci su questa via soffermandoci in questi giorni a guardare il Crocifisso, la 'cattedra di Dio', per imparare l'amore umile, che salva e dà la vita, per rinunciare all'egoismo, alla ricerca del potere e della fama. Con la sua umiliazione, Gesù ci invita a camminare sulla sua strada». Ha quindi invitato a meditare su «questo mistero del suo annientamento per noi».
«Il mio saluto speciale - ha detto il Papa prima di recitare l'Angelus, sul sagrato di piazza San Pietro, prima di concludere la messa della domenica delle Palme - va ai giovani qui presenti, e si estende a tutti i giovani del mondo.
Il Gazzettino