Il sogno di Doddore Meloni, l'indipendentista sardo di 74 anni morto dopo 68 giorni di sciopero della fame all'Ospedale Santissima Trinità di Cagliari (dov'era...
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Nel 1981 ci aveva provato con le armi, ma l'aiuto promesso dai servizi segreti della Libia di Gheddafi non arrivò e alla fine si fece nove anni di carcere. Nel 2008, raggiunta l'età della pensione, aveva rilanciato la sua battaglia per l'indipendenza dell'isola, perseguita stavolta solo con i trattati internazionali sui diritti dell'uomo riconosciuti e ratificati dallo Stato italiano.
In piena estate Meloni conquista la ribalta internazionale occupando l'isola di Mal di Ventre, sulla costa oristanese, e proclamando la nascita della Repubblica indipendente di Malu Entu. Ma è l'inizio dei suoi guai. Lo Stato riconquista l'isola mobilitando assieme a Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Guardia Costiera anche il Corpo Forestale della Regione e la Polizia locale di Cabras.
Poi contro di lui si scatena una tempesta giudiziaria senza precedenti. Nel 2012 l'arresto per un'evasione fiscale da 5 milioni di euro, poi altri 23 procedimenti e perfino una richiesta di sorveglianza speciale della Questura, bocciata però senza appello dal Tribunale di Oristano. «Accuse false e accanimento giudiziario per impedirmi di lottare per l'indipendenza della Sardegna», si è sempre difeso l'indipendentista di Terralba. Meloni si toglie la soddisfazione del riconoscimento da parte della Corte di Cassazione del diritto suo e di tutti i sardi a difendersi in lingua sarda, ma per il resto sono solo condanne e lo scorso aprile è proprio la Cassazione a dargli il colpo di grazia respingendo i ricorsi contro due condanne per evasione fiscale e false attestazioni, che così diventano esecutive.
E così il 28 aprile, i Carabinieri lo arrestano per strada mentre va a costituirsi. Prima di varcare i cancelli della Casa circondariale di Massama (Oristano) Meloni annuncia l'inizio dello sciopero a oltranza della fame e della sete per rivendicare i suoi diritti di «prigioniero politico belligerante». Assieme ai pochi effetti personali, in carcere si era portato la biografia di Bobby Sands, l'attivista nordirlandese che nel 1981 si era lasciato morire di fame e di sete in un carcere del Regno Unito a soli 27 anni per protesta contro il regime carcerario a cui erano sottoposti i militanti repubblicani irlandesi.
Quando le sue condizioni cominciano a diventare preoccupanti, viene trasferito al Centro clinico del carcere di Uta (Cagliari).
Il Gazzettino