Dimesso da un mese, non vuol lasciare l'ospedale: "Non salta mai l'ora dei pasti"

Dimesso da un mese, ma non vuol lasciare l'ospedale: "Non salta mai l'ora dei pasti"
Fuori il solleone non dà scampo e la vita, si sa, costa sempre di più. Che di meglio che rimanere in ospedale, pasti garantiti e aria condizionata ad alleviare...

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Fuori il solleone non dà scampo e la vita, si sa, costa sempre di più. Che di meglio che rimanere in ospedale, pasti garantiti e aria condizionata ad alleviare l'afa? È quello che deve aver valutato l'ospite particolare (qualcuno lo ha già ribattezzato 'il villeggiante') del reparto di Medicina Generale dell'ospedale napoletano San Paolo che, dichiarato dimesso lo scorso 6 luglio, non ha ancora liberato il posto letto che occupa da circa un mese.


Nulla ha potuto neanche l'intervento di ieri della polizia: il degente non ha alcuna intenzione di mollare il suo letto e il trattamento bed and breakfast gratuito di cui gode. «Una situazione imbarazzante - ammette il direttore sanitario dell'ospedale partenopeo Vito Rago - per certi versi grottesca, se non ci fossero le conseguenze per chi in quel reparto sta in barella. Abbiamo bisogno di quel posto letto, glielo abbiamo detto in tutte lingue ma lui niente. Dice che dobbiamo trovare noi una soluzione. Abbiamo chiesto alla sorella di portarlo a casa ma ha declinato l'invito».


L'uomo, un disoccupato dall'età di circa 45 anni, modi burberi che rendono difficile l'approccio col personale, vi era entrato per un problema di medicina interna risolto nel giro di qualche giorno. Poi le dimissioni rifiutate. Da allora entra ed esce dall'ospedale, stando ben attento a non saltare l'ora dei pasti. L'ospedale come un albergo, insomma. Ma anche come momento di ricreazione. «Abbiamo provato a trasferirlo in un'altra struttura - aggiunge Rago - ma nessuno lo accetta in assenza di una patologia da curare. Ho anche provato a dirgli che a furia di frequentare malati finirà per ammalarsi sul serio. Ma niente. L'ho dovuto denunciare per una forma di cautela perché non so cosa può combinare quando esce da qui». Come finirà la storia del malato immaginario che ha scelto l'ospedale come casa? Rago allarga le braccia: «Dovrebbero intervenire i servizi sociali del Comune e i carabinieri. Io non dico che dobbiamo metterlo sulla strada ma l'ospedale - osserva con amarezza - è un servizio pubblico, non un albergo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino