Delitto Garlasco, Stasi parla per la prima volta in aula come parte offesa

Delitto Garlasco, Stasi parla per la prima volta in aula come parte offesa
Alberto Stasi per la prima volta parla pubblicamente in un'aula di giustizia dopo la condanna definitiva a 16 anni di carcere per l'omicidio di Chiara Poggi. Lo ha fatto a...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Alberto Stasi per la prima volta parla pubblicamente in un'aula di giustizia dopo la condanna definitiva a 16 anni di carcere per l'omicidio di Chiara Poggi. Lo ha fatto a Milano come parte offesa in un processo a carico di Maria Grazia Montani (rpt Montani), «una persona - dice lui - che aveva un'ossessione nei miei confronti» accusata di diffamazione e minacce aggravate pubblicate su una pagina Facebook "Delitto Garlasco: giustizia per Chiara Poggi" di cui lei era una delle amministratrici.


Durante la sua deposizione in aula Stasi ha raccontato di essersi accorto della pagina
incriminata nel dicembre 2011. Ha spiegato che gli iscritti al gruppo avevano postato non solo «che io avevo il codice dell'allarme della casa dei Poggi» e altre frasi inerenti al processo per l'omicidio, «ma anche inerenti alla mia vita personale, che facevo festini a sfondo omosessuale e gay». E poi insulti come «bastardo» e «accuse come corruzione di periti e giudici e di vendita di organi umani». Inoltre c'erano frasi di minacce come «Stasi sei finito, la pagherai, non basteranno i proiettili a fermare la parola divina». L'ex bocconiano ha raccontato di essere stato pedinato e fotografato dalla donna imputata mentre era nella sua auto in un parcheggio a Milano. «Se si leggono le centinaia di messaggi pubblicati si comprende l'ossessione di questa persona nei miei confronti». Stasi al processo, che riprenderà il prossimo 14 febbraio, ha affermato che la vicenda ha avuto un «impatto emotivo» su di lui e sulle persone che gli sono vicine. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino