«Chiedo scusa alla famiglia Cucchi per questo oltraggio infinito». Sono le parole di un agente di polizia della Questura di Bologna che ha affidato ad una lettera aperta...
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«Servo lo Stato da 26 anni - comincia la lettera di Francesco Nicito - soltanto grazie a un prudente disincanto che mi permette ancora di sopravvivere tra le pieghe di quel medesimo nulla costituito per lo più da ingiustizie, bugie, miserie umane, silenzi, paure, sofferenze. Oggi intendo rompere quel silenzio cui si è condannati quasi contrattualmente da regolamenti di servizio che impongono e mitizzano l'obbedire tacendo, perchè le parole pronunciate dal Segretario nazionale del Sap all'esito della pronuncia di assoluzione non restino consegnate anch'esse al fenomeno di cui sopra».
Il poliziotto critica apertamente le dichiarazioni del sindacato di polizia chiedendo «scusa alla famiglia Cucchi per questo oltraggio infinito, per questa deriva che non può rappresentare la totalità degli appartenenti alle forze di polizia neppure quelli a cui per regolamento è precluso il diritto di indignarsi e di affrancarsi dalla convivenza col divieto di opinione.
Il Gazzettino