Il virologo Crisanti rivela: «I bambini fino a 11 anni non si ammalano di coronavirus»

I bambini fino a 11 anni non si ammalano di coronavirus: la scoperta viene da una nuova ricerca, che dovrebbe uscire a breve sulla rivista Nature, e di cui ha parlato il...

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I bambini fino a 11 anni non si ammalano di coronavirus: la scoperta viene da una nuova ricerca, che dovrebbe uscire a breve sulla rivista Nature, e di cui ha parlato il virologo Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia all'università di Padova e consulente del governatore del Veneto Luca Zaia per l'emergenza legata alla pandemia di Covid-19. Intervenendo nel corso di una iniziativa benefica a Vo' Euganeo, il comune padovano tra i primi focolai in Italia di coronavirus insieme a Codogno, Crisanti ha parlato anche della app Immuni e della problematica legata ai tamponi durante la fase 3.


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«Il paper che uscirà a breve sulla rivista 'Nature' dimostra chiaramente che i bambini di età compresa tra uno e 11 anni non si ammalano anche in presenza di una forte esposizione», ha spiegato Crisanti. «Se permettiamo agli adulti di andare allo stadio, se permettiamo scene di socializzazione nei bar e nei ristoranti, e si pensa addirittura di riaprire le discoteche, non è coerente come atteggiamento tutta questa resistenza nei confronti del mondo della scuola. Gli insegnanti si potrebbero proteggere con le mascherine che funzionano».

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«Sulla app Immuni ho due riserve: una operativa e una di carattere di governance», ha aggiunto Crisanti parlando della app di tracciamento. «La prima è che dicono che dovrebbe aderire il 60% della popolazione - ha spiegato - ma la probabilità che due che ce l'hanno sul proprio telefonino si incontrino è il 36%, purtroppo. E se poi i casi identificati sono una frazione di quelli reali la percentuale scende ancora. Quindi ho dubbi sulla capacità di tracciare. Poi ho riserve in merito alla governance perché essendo non perimetrata da una legislazione ci dovrebbe essere una differenza netta tra chi l'ha sviluppata e chi la gestisce perché ci si trova in una situazione di forte asimmetria di conoscenza».


Quanto ai test diagnostici, il rapporto tra calo dei casi e calo dei tamponi effettuati, denunciato dalla Fondazione Gimbe, «è una cosa difficile da stabilire», ha detto ricordando che «i tamponi vengono fatti su richiesta degli ospedali e della sanità territoriale, quelli degli ospedali più o meno sono fissi perché vanno a rotazione su tutto il personale, e se la sanità territoriale non ha casi non può farli a vanvera. I tamponi vengono fatti intorno ai casi, se c'è un caso si fa tutto il tracciamento, altrimenti non possiamo prendere gente a caso», ha spiegato.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino