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Se ci si ammala di Covid e si avrà bisogno di un posto in terapia intensiva, in caso di sovraffollamento bisognerà affidarsi alla fortuna. O meglio, si dovrà sperare che quel giorno a contendersi le cure salvavita ci siano pazienti più acciaccati a prescindere dal Covid. Solo così, se ci sarà per esempio un solo posto libero e più pazienti in attesa, la persona che ha meno problemi di salute la spunterà a mani basse e riuscirà a farsi curare. Di fronte all’aumento dell’epidemia e alla carenza dei posti letto, i medici hanno infatti stabilito alcuni criteri per alleviare il dilemma dei rianimatori. Non sono più, e non soltanto, l’appropriatezza e la proporzionalità delle cure a guidarli nella scelta, ma anche «esigenze di giustizia distributiva e di equa allocazione delle risorse sanitarie disponibili». Il documento, di per sé, non è una novità.
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LINEE GUIDA
Già lo scorso 6 marzo la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti) aveva indicato precise raccomandazioni per supportare i clinici coinvolti nella cura dei pazienti affetti da Covid. Per dare un aiuto nella scelta, si suggeriva di seguire il criterio anagrafico: quindi, in sostanza, tra due pazienti, la precedenza sarebbe andata a quello più giovane.
CRITERI DI SELEZIONE
Ecco dunque l’idea di un documento con i criteri di selezione da seguire. «Abbiamo provato a regolamentare una situazione che era già accaduta nei periodi più bui del lockdown e aveva suscitato una serie di polemiche, perché la decisione di ricoverare o di scegliere chi deve essere attaccato alla macchina per avere una speranza di vita rispetto ad altre pone problemi etici e morali». Ma c’è in ballo anche «il rispetto della Costituzione che considera i cittadini tutti uguali. Quindi - precisa Anelli - abbiamo provato a riflettere insieme per cercare di agganciare le nuove esigenze con i principi del codice deontologico e con la Costituzione». Il problema di coscienza dei medici andava insomma risolto. «Per noi diventa importante tranquillizzarli per quanto possibile. Nel nostro codice deontologico non si è mai posto il problema della scelta, e questo la dice lunga rispetto alla gravità della situazione. Il dramma che viviamo è la carenza dei medici, e per la formazione servono anni». Dunque, in casi estremi, «le patologie, le condizioni generali e un gruppo di altri valori che il medico dovrà valutare caso per caso saranno determinanti di fronte a questa terribile scelta».
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