Basta un attimo. Basta poco per trasformarsi da scrupoloso tutore della propria salute (e quella degli altri) con mascherina e guanti a ipocondriaco ossessionato dal contagio. La...
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Stress e ansia da coronavirus, le regole degli psichiatri per gestirli
Gb, ipocondriaco chiama 314 volte il pronto soccorso in 5 anni: condannato a 20 mesi di carcere
Finché si stava tutti a casa o il ritorno alla normalità non era a pieno ritmo l'ipocondriaco era riuscito, in qualche modo, a mimetizzarsi. A farsi notare poco e, soprattutto, a stare poco male stretto dalle proprie fobie. Ma ora è sicuramente più difficile non mostrare, al supermercato come a casa, quello che si prova. Attraverso i gesti e le parole.
«Stiamo toccando con mano i diversi effetti clinici e psichici del post isolamento da Covid - spiega Giulia Maffioli vicepresidente Anapp, Associazione nazionale psicologi e psicoterapeuti. Dalle sindromi ansiose-depressive riemerse improvvisamente, al desiderio di continuare a restare a casa ritirandosi dalla socialità fino a paure, a volte, anche invalidanti di contrarre la malattia. L'allerta ha scatenato situazioni sicuramente pregresse che, chissà, senza l'emergenza forse sarebbero rimaste ancora silenti. Sia chiaro,infatti, un aspetto: chi oggi manifesta in modo evidente una simile tendenza aveva già in sé una modalità di paura e controllo».
Parliamo, dunque, di una condizione di base alla quale il virus ha dato una spinta per uscire allo scoperto. Proprio ora in cui il nemico è invisibile. La compulsione a pulire, disinfettare, stare lontani dagli altri, evitare ogni tipo di contatto potrebbero non bastare per stare tranquilli.
«Tutto è accaduto all'improvviso sia per chi si è ritrovato con l'ansia da ipocondriaco sia per i suoi familiari che sicuramente hanno problemi di convivenza - aggiunge la psicologa- Il forte bisogno continuo di controllo, in questo momento, si scontra con la realtà anche la situazione sta lentamente regalando segnali positivi. La lotta è impari, dal momento che non si ha a che fare con il razionale. Sembra difficile smettere. Importante è aiutarli a capire che si tratta di una situazione transitoria senza scherzare troppo o criticare».
E se si comincia a evitare una passeggiata ? A incontrare gli amici? A spostarsi? Secondo gli specialisti dietro quella particolare sindrome detta “sindrome della capanna” ci sono donne e uomini, più o meno giovani, che fanno fatica a muoversi e a riavvicinare la realtà perché percepiscono ogni minimo sintomo come un segnale inequivocabile di infezione da coronavirus.
«Ma si può intervenire - dice ancora la psicologa Giulia Maffioli - sicuramente con il sostegno di chi è vicino a ch si ritrova, e non sono pochi, a guerreggiare con un fantasma onnipresente. Si è sicuramente in tempo per ritrovare un equilibrio che permetta lentamente di affrontare anche una situazione complessa come questa senza vivere evitando ogni evento, ogni relazione. O solo due passi» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino