Padre e figlio muoiono insieme, in poche ore, nello stesso ospedale, ad Atri, in provincia di Teramo, dove erano ricoverati per Covid-19. Prima se ne è andato Ernesto, 51...
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Una famiglia benestante e benvoluta, con il nonno di Ernesto che aveva fondato la banca locale e lui che per un periodo ci aveva lavorato come usciere, poi per problemi di salute aveva lasciato. «Ernesto era dolcissimo, tutti gli volevamo bene - dice Evelina Frisa, giornalista - li vedevi ovunque in paese, al bar, al supermercato, sempre insieme. Siamo sconvolti». In un post su Fb ha raccontato il legame toccante tra padre e figlio.
«Vivevano in simbiosi, inseparabili fino alla fine», li ricorda l'ex sindaco Giuseppe D'Ercole, pure lui con il Coronavirus e in quarantena domiciliare. «Come l'ho preso? Non lo so. Due miei vicini di casa di 79 e 83 anni sono morti di Coronavirus. Ho avuto l'influenza e con il tampone ho scoperto di essere positivo, come mio figlio (Vincenzo, attuale sindaco, ndr). Siamo asintomatici. Mia moglie, per fortuna, sta bene». Questo è Castiglione Messer Raimondo, dove la rabbia corre come il virus: duemila abitanti, 13 decessi e 58 positivi. Il Comune con altri 4 della Val Fino, in Abruzzo, è diventato zona rossa. E dopo giorni di proteste e schermaglie con la Asl, i sindaci hanno ottenuto che da domani vengano fatti i tamponi a tutti o quasi. «Finalmente - dice Ernesto Piccari, sindaco di Montefino, contagiato anche lui e ricoverato in ospedale noi lo diciamo da un mese, ma nessuno ci ha ascoltato». Piccari è anche medico di base e seguiva padre e figlio. «Bravissima famiglia, la povera mamma rimarrà sola». Perché nella Val Fino c'è anche il dramma di chi resta, il vuoto e il silenzio di strade e case che nessuno riconosce più.
R. Em. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino