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Manca ancora qualche giorno per il consiglio dei ministri che dovrebbe permettere ulteriori riaperture, ma il braccio di ferro è già iniziato. L’obiettivo condiviso è quello di arrivare al massimo per metà giugno con il Paese riaperto del tutto, ma sui tempi delle possibili nuove concessioni si profila l’ennesimo scontro soprattutto tra la Lega e il ministero della Salute guidato da Roberto Speranza.
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La soglia - Toccherà a quest’ultimo, insieme al Comitato tecnico scientifico, fornire a Palazzo Chigi i dati delle curve epidemiologiche settore per settore, orario per orario. Così come spetta al Cts indicare i nuovi protocolli che potrebbero accompagnare le riaperture di locali al chiuso come ristoranti, palestre e piscine. Il numero basso di decessi di ieri, 139 vittime, non si registrava dallo scorso ottobre e rappresenta sicuramente un dato molto positivo, ma il problema sono i contagi che fanno scattare i colori e le restrizioni. Su questo punto il pressing dei presidenti di regione è forte. Chiedono di cambiare la composizione dell’indice Rt valutando le ospedalizzazioni e la percentuale di vaccinazioni. Aver vaccinato in modo consistente gli over settanta, ha infatti diminuito i contagi per le fasce di popolazione più a rischio e il fatto che siano aumentati i contagi nelle fasce più giovani si riflette in misura ridotta sulle ospedalizzazioni.
Le polemiche della Lega - L’ultimo decreto, quello entrato in vigore il 26 aprile e che sarebbe dovuto durare sino al 31 luglio, è stato contestato dai ministri della Lega che si sono astenuti in cdm. Con i dati degli ultimi giorni, e soprattutto di ieri, Lega e FI si attendono delle riaperture già dalla prossima settimana senza l’ulteriore rinvio di una quindicina di giorni che invece sembra proporre il ministero della Salute.
«Se il Paese vuole ripartire dobbiamo eliminare il coprifuoco - sostiene Govanni Toti, presidente della Liguria - e dobbiamo farlo adesso perché tra due settimane potrebbe essere troppo tardi: l’Europa è già ripartita, i dati sulla diffusione del virus anche in questo weekend sono incoraggianti, non possiamo più aspettare e rischiare di compromettere la stagione turistica». L’argomento del turismo è notevole perché rispetto ad altri Paesi “concorrenti”, come Grecia e Spagna, l’Italia non ha ancora dato certezze agli operatori attualmente alle prese con un Paese diviso in fasce colorate e che chiude tutto alle 22. Senza contare che l’incertezza italiana si riflette sulle decisioni che assumono i Paesi che, in attesa del Green Pass, procedono in ordine sparso. Nel Regno Unito chi rientra dall’Italia è costretto alla quarantena che invece non è prevista, per esempio, per chi rientra da Spagna e Grecia. Per la Coldiretti «lo stop al coprifuoco vale 11,2 miliardi di spesa turistica degli stranieri durante l’estate» e il coprifuoco alle 22 «riduce dell’80% il fatturato».
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Di Maio in pressing - Ieri l’altro il ministro degli Esteri Luigi di Maio è andato in pressing sul collega della Salute spuntando una circolare che elimina la quarantena per chi proviene dall’Europa e da Regno Unito o Israele. Restano però fuori i turisti americani che rappresentano la quota più importante malgrado molte compagnie aeree hanno ripreso i voli Covid-free con l’Italia. L’orario del “tutti a casa” si collega anche a quello della riapertura dei locali al chiuso (ristoranti, bar, palestre, piscine) che chiedono di poter lavorare dal prossimo lunedì seppur con protocolli e distanziamenti. Anche su questo la discussione è assicurata e il consiglio dei ministri che si terrà probabilmente giovedì non potrà non tener conto delle richieste di categorie ferme ormai da mesi. Fermo è tutto il settore dei matrimoni e delle feste che vorrebbe riaprire dal 1 giugno anticipando di due settimane il cronoprogramma contenuto nell’ultimo decreto.
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Il metodo-Draghi del «rischio ragionato», che il 26 aprile ha permesso qualche riapertura, sembra funzionare e guiderà anche le scelte che verranno fatte con il prossimo decreto. Riaperture ma «con la testa», ha sottolineato il premier ricordando che tutte le misure cautelative restano e che alla mascherina e al distanziamento non si potrà rinunciare. Concetto espresso anche ieri dalla ministra Maria Stella Gelmini. «Il Governo - spiega Gelmini - ha scelto di procedere verso riaperture graduali, progressive e in sicurezza, ma non possiamo abbandonare tutte le precauzioni, le mascherine serviranno ancora. La campagna vaccinale però va avanti e possiamo guardare al futuro con ottimismo e fiducia».
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