Non è bastata la lettera del premier Giuseppe Conte né i due giorni di vertice europeo per assicurare all'Italia la salvezza dalla procedura per debito eccessivo...
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Sull'apertura della procedura per debito eccessivo all'Italia «sta alla Commissione europea muovere i prossimi passi. Si tratta di un percorso molto preciso. Sono certo che la Commissione garantirà che l'Italia attui in modo rapido ciò che deve essere fatto o procederà», ha avvertito il premier olandese Mark Rutte, l'unico ad esprimersi oggi sulla questione. La cancelliera Angela Merkel, nonostante il lungo scambio informale post-summit con Conte, Macron e Bettel, appuntamento ormai consueto, ha riferito di non aver parlato con il premier italiano della procedura. Segno che non c'è ancora nessuna apertura politica in vista, ma che i partner della zona euro si affidano completamente alle valutazioni tecniche della Commissione.
La distanza tra le due posizioni resta quindi molto ampia. Bruxelles è ferma sulle sue considerazioni iniziali: l'Italia ha un buco nei conti dello 0,4% nel 2018, già consolidato dai dati finali, e uno dello 0,5% nel 2019, che diventa 0,1% se si fa riferimento al rispetto ampio della regola del debito, e non a quello totale. Una differenza non da poco, ma ammessa dalle regole. Il gap da colmare per non violare il Patto è quindi, sulla carta, dello 0,5% per il 2018-2019. Si tratta di oltre otto miliardi di euro. Anche volendo intervenire a sanare soltanto il 2018, visto che il 2019 è ancora in corso, l'Italia dovrebbe trovare comunque tra i sei e i sette miliardi di risparmi strutturali.
Escludendo dal conto i due miliardi già congelati nella manovra dopo l'accordo di dicembre con la Ue, perché la Commissione li ha già presi in considerazione nelle sue stime.
Il Gazzettino