«Nella legge di stabilità ci sono molte molte buone notizie e la gratitudine va in primis a Padoan». Così il premier Matteo Renzi annuncia il via libera alla legge di...
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«Si scrive legge di stabilità ma si pronuncia legge di fiducia. Il nostro destino non è Bruxelles, a New York, a Pechino, è nelle nostre mani». «Il valore di questa Legge, nella versione base, al dettaglio è di poco meno di 27 miliardi. Nella versione accessoriata 30 miliardi».
«Fino a qualche anno fa il mondo tirava, l'Italia arrancava. Adesso l'Italia è ripartita e il mondo non si sente benissimo. Non sappiamo cosa accadrà prossimi mesi ma il punto è che va sottolineato con forza è che l'Italia è tornata alla crescita. Lo slogan di questa legge di stabilità è «Italia con segno più».
Nella legge di stabilità «ci sono i minimi per le partite Iva, una sorta di jobs act per i lavoratori autonomi». «Scherzando stanotte con Pier Carlo ricordavamo che dopo la finanziaria i cittadini dicevano: dove ci fregano? Quest'anno - è una cifra identitaria del nostro governo - non solo le tasse non aumentano ma vanno giù.
«La vera discussione in questa legge di stabilità è se accettiamo di rispettare tutte regole europee o no. Parte di noi ritiene che le regole debbano essere rispettate perchè da questo dipende la reputazione del Paese e una parte vorrebbe applicarle con più fantasia. La nostra scelta è rispettarle».
«La clausola riforme vale più di 8 miliardi: 0,5% del Pil. La clausola infrastrutture e investimenti vale 5 miliardi: 0,3% del Pil. Rispettando le regole europee fatte dai governi precedenti, grazie al lavoro del nostro governo, oggi c'è uno spazio di flessibilità in Ue che vale circa 13 miliardi».
«Dal 2016, per la prima volta dopo nove anni, il rapporto debito/pil cala. Questo deve essere chiaro. È una legge di stabilità straripante di buone notizie ma il punto positivo è il rapporto debito/pil che cala e non perchè c'à lo chiede l'Ue ma perchè ce lo chiedono i nostri figli e nipoti».
La spending review è quella che ci aspettavamo, al netto delle tax expeditures. Sostanzialmente sono 5 miliardi». La spending review viene «in parte dalla p.a. centrale, con tagli ai ministeri, in parte dalla norma sugli acquisti, sui costi standard, che impone attraverso una procedura dove si valorizza Consip, di ridurre il costo degli acquisti», ha spiegato il premier Matteo Renzi al termine del Cdm. «In parte - ha aggiunto - sono interventi su singoli voci legate sia all'acquisto di beni informatici sia al mancato incremento di alcune voci come quella sul personale, perchè la riduzione sui dirigenti tiene basso il tetto complessivo del personale nonostante il fondo dedicato alla nuova contrattazione aziendale».
«A Bruxellex ci sono Paesi che parlano di regole economiche e non le rispettano. Noi pensiamo che alcune regole possono essere cambiate ma nel frattempo le rispettiamo tutte anche quelle che vorremo cambiare in attese di cambiarle se ce la faremo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino