Concorsi pubblici per i giovani tutti in una app: ecco come funziona InPa (accessibile sugli smartphone)

Già 13mila bandi. Al palo "l'area" per i talenti

Concorsi pubblici per i giovani tutti in una app: ecco come funziona Inpa (accessibile sugli smartphone)
Attrarre i giovani. Utilizzando la leva tecnologica e lo strumento con il quale hanno più dimistichezza: lo smartphone. I concorsi pubblici sbarcano sul telefonino. Il...

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Attrarre i giovani. Utilizzando la leva tecnologica e lo strumento con il quale hanno più dimistichezza: lo smartphone. I concorsi pubblici sbarcano sul telefonino. Il Dipartimento della Funzione pubblica, su impulso del ministro Paolo Zangrillo, ha rilasciato una versione App di Inpa, il portale per il reclutamento. Si tratta, in pratica, della porta di accesso ormai unica ai bandi delle amministrazioni.

 

 

Concorsi pubblici, 13mila bandi

Ad oggi sulla piattaforma dei concorsi pubblici sono pubblicati ben 13 mila avvisi. Il portale raccoglie oltre 7 milioni di profili professionali, anche in virtù delle intese firmate con il mondo delle professioni, ordinistiche e non ordinistiche, ed estende il suo perimetro di ricerca anche alla platea dei 16 milioni di iscritti a LinkedIn Italia. L’obiettivo, in questa fase di incremento straordinario dei reclutamenti, è accrescere il più possibile la partecipazione dei giovani.

 

 

Come funzionerà InPa?

Come funzionerà la app? Dopo averla scaricata sullo smartphone, le modalità di accesso dalla pagina iniziale sono due: come ospite o come utente già registrato. Usando l’autenticazione digitale si accede all’area dedicata da cui visualizzare la mappa delle offerte. Nell’area personale è possibile vedere e candidarsi per le diverse offerte di lavoro presenti che, tramite una mappa interattiva, possono essere visualizzate Regione per Regione e Provincia per Provincia. Basterà la app ad attrarre i giovani? La Pubblica amministrazione ha un problema oggettivo. Per quasi un quindicennio è stata considerata come un “fardello”. I contratti sono rimasti bloccati per dieci anni e il turn over, il ricambio con nuove leve del personale andato in pensione è stato sostanzialmente congelato. Tutto condito dal racconto di dipendenti pubblici «fannulloni» e dediti a fuggire alle proprie responsabilità (i celeberrimi «furbetti del cartellino»). Così, all’inizio di questo decennio ci si è trovati con una pubblica amministrazione anziana (50 anni di età media, con punte più alte in diverse amministrazioni), che si è trovata a lavorare in un contesto di organici scoperti per oltre il 30 per cento.

 

 

Il Pnrr

Poi ci si è accorti che sulle spalle di questa macchina un po’ sgangherata bisognava caricare il peso straordinario del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ed è scattato l’allarme rosso. Così Zangrillo si è dato come missione personale quella di rendere più attrattiva la Pubblica amministrazione per i giovani. Oggi poco più del 5 per cento dei dipendenti pubblici ha tra i 30 e i 34 anni. La classe di età più rappresentata è quella che sta tra i 55 e i 59 anni (oltre il 20 per cento del totale). Ma proprio l’anzianità elevata dei dipendenti pubblici offre una occasione ghiotta per il ricambio generazionale. Ogni anno stanno lasciando il lavoro per raggiunti limiti di età, oltre 150 mila dipendenti pubblici. Il 2023 si chiuderà con 173 mila nuove assunzioni. E quest’anno ne saranno assunti altrettanti. 

 

 

Il passaggio

Attrarre i giovani non è semplice. Soprattutto per i profili più elevati, quelli di cui le amministrazioni avrebbero bisogno come il pane. Sono state attivate alcune leve. Prima di tutto è stata approvata una riforma dei concorsi pubblici. Sono stati resi completamente digitali e, soprattutto, rapidi. Dalla pubblicazione del bando alle assunzioni, in base alla riforma, non possono passare più di sei mesi. Anche i percorsi di carriera sono stati modernizzati. Già con l’ultimo contratto approvato è stata introdotta una “quarta area” accanto alle tre tradizionali (operatori, assistenti e funzionari). Questa sorta di area “quadri” che garantisce retribuzioni anche da 70 mila euro l’anno, è nata proprio per accogliere le nuove professionalità di cui le amministrazioni hanno bisogno. Ma è anche vero che fino ad oggi non è decollata. Così come i nuovi sistemi di valutazione devono ancora vedere la luce. Se merito, carriere e stipendi più alti sono la strada per attrarre i migliori talenti nella Pubblica amministrazione, la via da percorrere appare ancora lunga.

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Il Gazzettino