CHIETI - "Mia moglie deve farsi un esame di coscienza". Sono le parole dette da Fausto Filippone a un poliziotto della stradale di Pescara domenica pomeriggio...
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Un rancore verso Marina Angrilli, la prof di lettere del liceo madre della sua Ludovica, quella bimba di undici anni che il papà 49enne ha lanciato giù dal viadotto dell'autostrada. Ma perché quel rancore verso la donna da parte del manager pescarese? Sarebbe stato questo, forse, più della depressione che affliggeva Fausto Filippone a fargli tendere un tranello dopo l'altro alla moglie e alla figlioletta Ludovica.
LA TRAPPOLA «Lei in quella casa di Chieti non ci andava mai».
E infine con quel suo gesto estremo di lanciarsi di sotto, dopo essere rimasto sette ore aggrappato alla rete del parapetto del viadotto, precipitando a fianco del corpicino della sua piccola. Quel disegno folle di Fausto Filippone sembra sempre di più un piano premeditato per sterminare la sua famiglia, descritta dai vicini di casa così: «Sana, normale, con tutti i requisiti per essere una famiglia modello». Convergono verso questa direzione gli elementi dell'indagine della Squadra mobile di Chieti. Ma quella frase confidata all'agente della stradale prima di buttarsi di sotto dal cavalcavia, "Mia moglie deve farsi un esame di coscienza", lascia intravedere che nella testa di Fausto Filippone la sua famiglia andava punita, come poi ha fatto, nel modo più terribile.
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Il Gazzettino