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Davide Fontana, il bancario di Rescaldina (Varese) che nel gennaio del 2022 ha ucciso la 26enne Carol Maltesi durante le riprese di un video hard casalingo e ne ha fatto a pezzi il corpo, è stato condannato a 30 anni di carcere. Oggi, a distanza di un mese dal verdetto della Corte d'Assise di Busto Arsizio, emergono le motivazioni della sentenza choc.
«Lei giovane e disinibita»
«Lei giovane e disinibita, lui innamorato perdutamente»: per i giudici che lo hanno condannato a 30 anni anziché all’ergastolo come chiedevano pm e parti civili, Davide Fontana uccise l’attrice Carol Maltesi perché la 26enne «si stava allontanando da lui, scaricandolo» per trasferirsi dal figlioletto di 6 anni a Verona. Riconosciuto dai periti sano di mente, secondo il Tribunale di Busto Arsizio l’insospettabile 44enne non ha agito con crudeltà né con premeditazione quando l’11 gennaio 2022, durante le riprese di un film hard nella sua casa di Rescaldina vicino Legnano, massacrò Carol colpendola a martellate e sgozzandola per poi sezionarne il cadavere, nasconderlo per settimane in un freezer ordinato su Amazon, tentare invano di bruciarne i poveri resti con un barbecue e infine gettandoli da un burrone nel Bresciano, dove furono casualmente visti da un passante a fine marzo.
Il movente
Il movente dell’omicidio della 26enne è ricostruito nelle motivazioni della sentenza con cui, il 12 giugno scorso, il Tribunale di Busto Arsizio condannò Fontana a 30 anni di carcere. «L’uomo si rese conto che ormai, dopo averla in qualche misura usata, Maltesi si stava allontanando da lui, scaricandolo – si legge nelle motivazioni della sentenza – L’idea di perdere i contatti stabili con colei che egli, per sua stessa ammissione e secondo l’amica testimone, amava perdutamente, da cui sostanzialmente dipendeva poiché gli aveva permesso di vincere la sostanziale solitudine in cui si consumava in precedenza e di vivere in modo finalmente diverso e gratificante, si è rivelata insopportabile».
Il delitto atroce e la messinscena
Per quasi tre mesi Fontana, dopo aver tolto la vita alla giovane mamma, nascose al mondo il crudele delitto spacciandosi per la vittima sui social e al telefonino di Carol, rassicurando amici e parenti via sms e Whatsapp che stava bene, che era in viaggio per lavoro a Dubai, che presto sarebbe rientrata in Italia: un barbaro femminicidio a cui il 44enne fece seguire un’atroce messinscena.
Esclusa la premeditazione
A parere della Corte d’assise presieduta dal giudice Giuseppe Fazio, Fontana «si è reso conto che la giovane e disinibita Carol si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e che lo avesse usato, e ciò ha scatenato l’azione omicida.
La famiglia: «Senza ergastolo non c'è giustizia»
«È una vergogna, mia nipote l'ergastolo lo ha avuto a vita, così come sua madre e il mio nipotino». Sono le parole della zia di Carol Maltesi, Anna, al termine del processo di Davide Fontana, condannato a 30 anni per aver ucciso la giovane con cui aveva avuto una relazione, oggi in Tribunale a Busto Arsizio (Varese). «Lascio tutto nelle mani di Dio, è una vergogna - ha ribadito tra le lacrime - ci aspettavamo l'ergastolo, anche se a mia sorella non interessava, perché tanto niente le riporterà Carol». «Non ho parole, solo 30 anni per un mostro maledetto!!!», reagì un mese fa sui social Fabio Maltesi, papà di Carol, alla sentenza di primo grado. Anche per l’ex compagno di Carol il mancato ergastolo a Fontana risultava sorretto da «incomprensibili ragioni»: motivazioni, quelle appena depositate dalla Corte, che potrebbero far discutere.
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