Candidati impallinati dal web, dal Pd a FdI e M5S: saltano per i vecchi post

Dopo il dem La Regina per alcune frasi pubblicate sui social, esclusi anche la grillina Majolo e Castelli (FdI)

Candidati impallinati dal web, dal Pd a FdI e M5S: saltano per i vecchi post
 Il web non dimentica. E così in campagna elettorale da vecchi post nascono nuovi mostri. Scorrendo all'indietro le bacheche Facebook o scavando nei meandri delle...

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 Il web non dimentica. E così in campagna elettorale da vecchi post nascono nuovi mostri. Scorrendo all'indietro le bacheche Facebook o scavando nei meandri delle community di inizio millennio, ci si imbatte piuttosto facilmente in aspiranti deputati inneggianti alla rivoluzione proletaria o comunque tacciabili di antisemitismo. Grillini con lo scheletro del berlusconismo nell'armadio. O anche le immancabili esaltazioni più o meno marcate di Mussolini e del fascismo.

 

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Peccati di gioventù il più delle volte, che però bastano a far capitolare le candidature meno strutturate. In pratica da strumento per restare in contatto con amici e elettori, in questa fase i social network mutano per diventare un infinito archivio a cui partiti e spettatori interessati attingono per impallinare gli oppositori. Specie se, come nel caso del Pd, le candidature vengono presentate un anticipo.


I SOCIAL
Così se un tweet contro Israele è stato fatale per il dem lucano Raffaele La Regina, potrebbe non andare meglio al suo collega Marco Sarracino. Ieri il giovane candidato all'uninominale di Napoli ha visto rimbalzare ovunque un suo post del 7 novembre 2019. Un'immagine di Lenin che Sarracino accompagnava con la dicitura: «Beati quelli che si ribellano per ottenere un mondo più giusto. Buon anniversario della rivoluzione». Un messaggio rilanciato sarcasticamente da Giorgia Meloni: «Chissà quanto la comunità internazionale apprezzerà un partito che inneggia all'Unione Sovietica - un regime totalitario comunista che ha oppresso per mezzo secolo la libertà dei popoli europei, facendo milioni di morti».

 

 

IL CASO MAJOLO
I casi sono tanti. E così è finita nelle sabbie mobili social anche Claudia Majolo, inserita nel plurinominale in Campania per il Movimento 5 stelle ed esclusa per dei vecchi post in cui invitava a votare Forza Italia manifestando sconfinato amore per Silvio Berlusconi. Idem per Guido Castelli, ex consigliere regionale e in odore di candidatura per FdI, immortalato con il braccio teso in una foto rimbalzata su Facebook. Ma lo schedario digitale è zeppo anche di dichiarazioni oggi inammissibili dei volti più noti. Se le immagini di una giovanissima Meloni felice dell'operato politico di Mussolini sono rimbalzate ovunque, rispuntano in ogni dove anche i video di Matteo Salvini in Russia o di Carlo Calenda come profeta del «mai con Renzi». Il materiale in pratica è potenzialmente infinito. E siamo solo all'inizio della campagna elettorale.



 

 

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Il Gazzettino