Il clan Moccia garantiva prestiti a Claudio D'Alessio, figlio del cantante Gigi. È quanto emerge dalle carte dell'inchiesta della Dda di Roma sullo storico clan...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Roma, sequestrati bar e ristoranti per un valore di 5 milioni: anche l'ex "Caffè dell'orologio" a piazzale Flaminio
Le indagini avrebbero consentito di accertare che i clan gestivano attraverso dei prestanome diverse attività commerciali a Roma, riciclando i capitali illeciti in investimenti immobiliari e in macchine di lusso - sempre intestate ad altre persone - ed estorcendo denaro con metodi mafiosi a chi non rispettava le regole.
Ladispoli, confiscato il tesoro degli usurai, 49 case, 8 auto e società: beni per 100 milioni
«I ristoranti sono di Angelo Moccia, i ristoranti di Roma sono tutti loro! Vedi che c'hanno un 'organizzazione...
Gigi D'Alessio, il figlio doveva restituire 30mila euro
Trentamila euro: era questa la cifra che il figlio di Gigi D'Alessio, Claudio, avrebbe dovuto ridare al clan dei Moccia, dai quali aveva ottenuto denaro in prestito. Ma «ad ogni pagamento effettuato in ritardo, i Moccia applicavano degli ulteriori interessi, non meglio indicati, che aumentando di gran lunga il capitale da restituire, allungavano anche i tempi di estinzione del debito» si legge nell'ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell'operazione condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia contro il clan Moccia.In una intercettazione D'Alessio parla delle pressioni dei Moccia con Marco Claudio De Sanctis, presidente del Mantova Football Club, anche lui "strozzato" dal clan dopo aver ottenuto denaro in prestito. «Nooo gli ho detto "mò basta, ci dobbiamo bloccare perché così sta esagerando" gli ho detto ti devi fermare, io adesso a febbraio devo chiudere e basta, si deve congelare a gennaio, ogni volta fa quello più quello, più quello...». «Perché se non paghi, tipo quel giorno, ti fa una volta e mezzo» gli risponde De Sanctis. «Da una conversazione si comprende come il rapporto debitorio durasse da almeno 6 mesi - si legge nell'ordinanza - poiché Moccia, con tono alquanto infastidito sollecitava D'Alessio a risolvere la questione (»allora me lo devi dire tu, Claudio, fratello... sono sei mesi, allora!), sottolineando come le 'belle chiacchierè non fossero sufficienti con lui, che era «di Napoli» («però Claudio tutti questi ... queste belle chiacchiere... io non sono di Milano ... non sono neanche della Cina, io sono di Napoli»).
«Analoghe contestazioni venivano mosse a D'Alessio in una conversazione del 13 luglio 2018 - scrive il gip Rosalba Liso - ( »aò però frate, ja, stiamo da sei mesi a fà sto bordello«), al termine della quale i due concordavano che D'Alessio avrebbe consegnato a Moccia un assegno, che avrebbe poi incassato una terza persona, per conto di Moccia proprio al fine di evitare che emergessero rapporti finanziari diretti tra D'Alessio e Gennaro Moccia».
Il Gazzettino