È partito tutto con una sfida di cattivo gusto tra un cameriere...
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LA VICENDA
I fatti risalgono all'estate del 2016. All'epoca l'imputato e la vittima, poco più che maggiorenni entrambi, lavoravano come camerieri nel ristorante-pizzeria "La locanda di Pietro", completamente estraneo al processo e alle accuse. Lui ogni tanto rivolgeva delle battute ammiccanti alla collega, mentre facevano su e giù dalla cucina ai tavoli da servire. Ma lei sembrava non cedere alle avances. Un tira e molla che aveva attirato l'attenzione anche del pizzaiolo del locale, che probabilmente prendeva in giro il cameriere per gli insuccessi del corteggiamento. Così quest'ultimo, forse ferito nel suo orgoglio maschile, ha voluto dimostrargli di riuscire a conquistare quella che per lui era diventata una "preda" da "cacciare" a qualsiasi costo. «Scommetti 50 euro che ci riesco?», avrebbe detto.LA VIOLENZA
Il 23 luglio 2016, mentre la vittima si stava svestendo nello spogliatoio del ristorante, il collega è entrato e ha iniziato a palpeggiarla con insistenza. A un certo punto, la porta si è aperta e sull'uscio è comparso un altro dipendente, che ha notato l'aria sconvolta della ragazza. L'imputato si è subito bloccato nella sua azione, facendo finta di nulla: è uscito dallo sgabuzzino, ma, non appena ha visto che il "campo" era di nuovo libero, è rientrato e ha ripreso esattamente dove aveva lasciato. Dai palpeggiamenti, però, è passato a consumare un vero e proprio rapporto sessuale, senza il consenso della vittima. Quest'ultima, non appena ha trovato il coraggio, lo ha denunciato per violenza sessuale. Il suo legale, ieri, nell'arringa difensiva ha sostenuto la tesi che la giovane fosse consenziente e che si fosse rivolta alle forze dell'ordine come ripicca perché il collega era fidanzato e non voleva lasciare la sua ragazza. I giudici, però, non hanno ritenuto credibile questa ricostruzione e lo hanno condannato a 5 anni e mezzo di reclusione.Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino