Vende gioielli ma non erano di Bulgari, la marchesa Sforza nei guai: non vuole ridare 200mila euro

Non sarebbero «serpenti Bulgari» i gioielli con orologio incastonato, che Marta Minozzi Brivio Sforza, nobildonna milanese, cedette a 200mila euro al commerciante...

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Non sarebbero «serpenti Bulgari» i gioielli con orologio incastonato, che Marta Minozzi Brivio Sforza, nobildonna milanese, cedette a 200mila euro al commerciante Albert Hamadani il 2 luglio 2019. Ora questa vicenda si trascina nelle aule giudiziarie tra Milano e Roma dove i monili sono stati posti sotto sequestro, come racconta il quotidiano Il Giorno, e dalla denuncia di Hamadani è nato un procedimento a carico della nobildonna 68enne, seconda moglie del marchese Annibale Brivio Sforza, indagata ora per truffa.

Il fatto

Come ricostruito dal quotidiano, Hamadani acquistò i due preziosi e li rivendette per 300mila euro a un gioielliere di Monte Carlo. L'acquirente li rimandò indietro facendosi restituire i soldi, perché dalle sue indagini era risultato che i serpenti non erano stati prodotti negli anni '70 ma di fattura ben più recente. Marta Brivio Sforza, si rifiutò di restituire i soldi sostenendo che i gioielli erano autentici. Dalle perizie chieste da Hamadani nei laboratori di Roma di Bulgari era emerso che i monili, pur realizzati con materiali preziosi, non sono «una creazione originale Bulgari».

La maison, tra l'altro, avvertì, che la messa in commercio con il marchio Bulgari costituisce ®violazione della normativa civile e penale«. Il 17 aprile 2020 il pm di Milano Luigi Furno aveva chiesto l'archiviazione, perché »non sussiste alcun profilo di dolo nella condotta di Minozzi che ha posto in essere la trattativa munendosi, in totale buona fede, di valutazioni effettuate da un esperto del settore¯: la ditta Illario 1920. Il legale di Hamadani si è opposto e ha presentato opposizione all'archiviazione che però ancora non è arrivata al gip con un'udienza. I due serpenti sono stati sequestrati a Roma in quanto considerati prodotti contraffatti. Nella capitale è stato aperto un nuovo fascicolo a carico di ignoti.

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Il Gazzettino