ROMA - Nel Pd si torna a litigare pesantemente sia sul referendum costituzionale che più in generale sui rapporti fra maggioranza e minoranza del partito. Il ministro Maria...
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La minoranza dem insorge. «Come si permette la ministra Boschi di distinguere tra partigiani veri e partigiani finti? Chi crede di essere?», protesta Pierluigi Bersani che accusa il governo di «gestione politica sconsiderata e avventurista» e mette in guardia dal «rischio di creare una frattura insanabile nel mondo democratico e costituzionale».
Le parole di Umberto Lorenzoni, partigiano con il nome di battaglia «Eros», gettano benzina sul fuoco: «I partigiani veri voteranno tutti per il “No”. Non consentiremo che una dama bellina storpi la Costituzione conquistata con il sangue di migliaia di partigiani. L'Anpi ha votato e ha deciso all'unanimità di dire “No” alla riforma».
LA REPLICA
Per la Boschi si tratta di «evidenti strumentalizzazioni». «Non mi sono mai sognata di dare patenti ai partigiani, né di distinguere tra i partigiani veri o meno veri - afferma - ho solo detto che fra i partigiani che hanno combattuto la Resistenza, fra chi ha fatto la guerra, ce ne sono molti, come ad esempio il comandante Diavolo, Germano Nicolini, 97enne, che hanno annunciato il loro “sì” al referendum».
A difesa del ministro interviene Ernesto Carbone, secondo il quale «tentare di strumentalizzare, come fa Bersani, è meschino». L'opposizione bolla le polemiche come una «faida interna al Pd» ed un tentativo di coprire «le difficoltà della maggioranza alle amministrative» di giugno. «Il Paese non riparte. Lo dicono Pil, numero degli occupatie pressione fiscale», commenta Giovanni Toti. Durissimo anche il pentastelato Luigi Di Maio: «La campagna referendaria la utilizzano per coprire i pessimi risultati che hanno paura di raggiungere. La Boschi minaccia l'addio? Potrebbe trasformarsi in un boomerang e tentare i cittadini».
Per la Lega, invece, «è inaccettabile che la Boschi ribalti la posizione dell'Anpi, che arrivi a sostenere il contrario di quello che i veri partigiani pensano della riforma», commenta Roberto Calderoli.
Nel Pd il punto di divisione tra maggioranza e sinistra resta la legge elettorale. La minoranza chiede cambiamenti all'Italicum. «Il mio “Sì” è vincolato alla riforma della legge elettorale - afferma il senatore Miguel Gotor - l'incertezza del voto austriaco ci consente di vivere in anteprima la sconsideratezza di un sistema come l'Italicum».
Ma la Boschi non sente ragioni: «La legge elettorale l'abbiamo votata. È questa e funziona perché evita di attuare gli inciuci. Abbiamo proposto riforme che tengono insieme riforma costituzionale e legge elettorale». Poi rilancia la palla: «Non votare le riforme votate in Parlamento è difficile da spiegare ai cittadini».
I rapporti sono tesissimi.
Il Gazzettino