Primarie Emilia Romagna, Bonaccini vince con il 61%. E' lui il candidato governatore

Primarie Emilia Romagna, Bonaccini vince con il 61%. E' lui il candidato governatore
Stefano Bonaccini ha vinto le primarie del centrosinistra in Emilia-Romagna: è lui, quindi, il candidato alla presidenza della Regione alle elezioni del 23 novembre. Ha vinto con...

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Stefano Bonaccini ha vinto le primarie del centrosinistra in Emilia-Romagna: è lui, quindi, il candidato alla presidenza della Regione alle elezioni del 23 novembre. Ha vinto con il 61%, contro il 39% dell'altro candidato Roberto Balzani.




«Ovviamente sono molto contento, orgoglioso e onorato di questa responsabilità che mi hanno consegnato gli elettori. Mi ha appena scritto Matteo Renzi e sono stato al telefono un pò con tutti i nostri dirigenti della regione». Dice Stefano Bonaccini commentando il suo successo. «Questo è il primo tempo - ha detto l'ex segretario regionale - e come ho sempre detto la cosa più importante è il risultato finale. Finalmente ora avremo quasi due mesi per fare una campagna elettorale vera che è quella con gli avversari».





Il profilo Il suo nome, fino a poco più di un anno fa, era noto praticamente solo a chi seguiva la politica emiliano-romagnola. Modenese, classe '67, Stefano Bonaccini era un 'semplicè consigliere regionale, sposato con Sandra e con due figlie, Maria Vittoria e Virginia.



Una vita nel partito e nell'amministrazione locale: cinque anni da assessore nel suo paese d'origine, Campogalliano; sette anni a Modena prima dell'arrivo in assemblea legislativa. Dal 25 ottobre del 2009 era segretario regionale del Pd, dopo aver vinto le primarie (lo votarono in 200mila), in occasione dello stesso voto che portò Pierluigi Bersani alla guida del partito nazionale. È infatti da bersaniano che si è mosso anche alle primarie successive, quelle che fecero del piacentino il candidato del centrosinistra alle politiche.



Un rapporto, quello con l'ex segretario, che si andrà via via allentando dopo la non-vittoria del 2013 fino al punto di non ritorno quando - nei convulsi giorni della scelta del presidente della Repubblica - il suo grido su twitter, «Fermatevi», fu tra gli ingredienti che portarono al tramonto di quel Pd. Da Bersani a Renzi, quindi. Un passaggio non indolore tra ex compagni di strada che borbottavano al tradimento e rottamatori pronti a rinfacciare il suo essere renziano della seconda ora.



A stabilire il suo grado di renzismo, ci pensò da lì a poco lo stesso ex sindaco di Firenze scegliendolo come coordinatore della campagna per le primarie che lo portarono alla guida del partito. Bonaccini sarà anche membro della prima segreteria Renzi (responsabile enti locali). Di lui si parlava come candidato a sindaco di Modena. Ma - dopo una fase di incertezza -proprio dopo il ruolo nazionale nel partito - si sfilò. Fase di incertezza che ha regnato a lungo anche dopo che le dimissioni di Vasco Errani hanno accelerato la corsa a Viale Aldo Moro.



Una sua candidatura era nell'aria (anche in questo caso in ballottaggio con un ruolo di rilievo nel partito nazionale: per lui sembrava pronta la delega all'organizzazione). Ma le riserve furono sciolte solo dopo il fallimento di una candidatura unitaria alle primarie di coalizione. In campo c'erano già Roberto Balzani e, soprattutto, Matteo Richetti. Poi, vennero le notizie dell'indagine a carico suo e dello stesso Richetti (che lasciò) per le spese da consiglieri. Bonaccini ha resistito. Ha chiesto di essere ascoltato dai magistrati fino alla richiesta di archiviazione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino