Bologna, il sindaco Merola: «Boicottate le aziende che non tutelano i rider». Just Eat, Glovo, Deliveroo e Foodora non firmano accordo

Bologna, il sindaco Merola: «Boicottate le aziende che non tutelano i rider». Just Eat, Glovo, Deliveroo e Foodora non firmano accordo
«C'è un potere bellissimo ed enorme: se ordinate una pizza da uno che sfrutta, avete la possibilità di ordinarla da uno che non sfrutta. I bolognesi su...

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«C'è un potere bellissimo ed enorme: se ordinate una pizza da uno che sfrutta, avete la possibilità di ordinarla da uno che non sfrutta. I bolognesi su questo saranno molto attenti. Un invito a boicottare chi non ha firmato? Certamente».


Poteva essere - e lo è stata ma solo in parte - una giornata storica per il miglioramento delle condizioni materiali dei rider bolognesi. Sarà forse ricordata per la richiesta che il sindaco, Virginio Merola, ha fatto ai suoi concittadini: quella, cioè, di scegliere per le proprie consegne le piattaforme che oggi hanno firmato insieme a amministrazione comunale, sindacati e al collettivo Riders Union la 'Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano', boicottando le altre.

A firmare sono state le due realtà più piccole (Sgnam e Mymenu, marchi della nuova società Meal srl). Le altre, che poi sono i giganti del delivery come Just Eat, Glovo, Deliveroo e Foodora non hanno firmato quello che è comunque il primo accordo metropolitano in Europa sui temi della gig economy.

Un no, arrivato dopo aver comunque partecipato al tavolo (con l'eccezione di Foodora, ma per incomprensioni tecniche sulla convocazione) e motivato, ha detto l'assessore al lavoro, Marco Lombardo, da un contrasto tra standard minimi richiesti e modelli di business («ma due piattaforme, non propriamente le più importanti economicamente, hanno dimostrato che invece la carta è sostenibile. Quindi non è un problema di modello»); dal tema dell'uniformità («hanno detto che firmarla a Bologna significava doverla firmare anche in altre realtà»); e da valutazione su alcuni specifici articoli, come quello sull'equo compenso: «Se avessimo modificato alcuni articoli della carta probabilmente avremmo avuto la firma di altre due piattaforme.


Però rider e sindacati hanno detto, e io l'ho condiviso, che l'idea di un compenso equo, minimo e dignitoso con orario fisso e il riferimento ai contratti collettivi nazionali fossero punti qualificanti dell'accordo». E se i rider, per bocca di uno dei loro portavoce, Tommaso Falchi, si uniscono all'idea del boicottaggio ipotizzando anche norme sanzionatorie («Da domani dobbiamo cercare di convincerle a firmare. Allo stesso tempo, se non ci riusciamo, dobbiamo trovare con l'amministrazione anche degli elementi disincentivanti, anche sanzionatori per far sì che queste piattaforme non operino più a Bologna»), l'esperienza bolognese potrebbe essere apripista anche per altre realtà italiane. A partire da Milano, la cui amministrazione era presente alla firma della Carta con l'assessore alle Politiche per il lavoro, Cristina Tajani.
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Il Gazzettino