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Poteva essere - e lo è stata ma solo in parte - una giornata storica per il miglioramento delle condizioni materiali dei rider bolognesi. Sarà forse ricordata per la richiesta che il sindaco, Virginio Merola, ha fatto ai suoi concittadini: quella, cioè, di scegliere per le proprie consegne le piattaforme che oggi hanno firmato insieme a amministrazione comunale, sindacati e al collettivo Riders Union la 'Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano', boicottando le altre.
A firmare sono state le due realtà più piccole (Sgnam e Mymenu, marchi della nuova società Meal srl). Le altre, che poi sono i giganti del delivery come Just Eat, Glovo, Deliveroo e Foodora non hanno firmato quello che è comunque il primo accordo metropolitano in Europa sui temi della gig economy.
Un no, arrivato dopo aver comunque partecipato al tavolo (con l'eccezione di Foodora, ma per incomprensioni tecniche sulla convocazione) e motivato, ha detto l'assessore al lavoro, Marco Lombardo, da un contrasto tra standard minimi richiesti e modelli di business («ma due piattaforme, non propriamente le più importanti economicamente, hanno dimostrato che invece la carta è sostenibile. Quindi non è un problema di modello»); dal tema dell'uniformità («hanno detto che firmarla a Bologna significava doverla firmare anche in altre realtà»); e da valutazione su alcuni specifici articoli, come quello sull'equo compenso: «Se avessimo modificato alcuni articoli della carta probabilmente avremmo avuto la firma di altre due piattaforme.
Però rider e sindacati hanno detto, e io l'ho condiviso, che l'idea di un compenso equo, minimo e dignitoso con orario fisso e il riferimento ai contratti collettivi nazionali fossero punti qualificanti dell'accordo».
Il Gazzettino