ROMA - «I leader politici che aprono la strada all'odio ne sono responsabili. Il livello del dibattito di questi giorni e agghiacciante. Stanno toccando il fondo»....
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Da anni in prima linea contro il fenomeno dell'odio sul web, Boldrini non si limita a denunciare gli «haters», chi da anni, quotidianamente, la insulta e la minaccia su Facebook. Stavolta va oltre, indicando chi si sta assumendo la responsabilità politica di questo clima insostenibile. «Sui miei profili social - sottolinea - ci sono commenti pieni di minacce e volgarità, di inviti alla violenza. Spesso queste persone hanno chiari orientamenti politici. Se semini odio questo è il risultato. Se la politica sdogana le peggiori pulsioni c'è da aspettarsi solo il peggio». Boldrini non cita esplicitamente i nomi di Beppe Grillo, Matteo Salvini o Giorgia Meloni, tuttavia è evidente che pensa a loro come i «cattivi maestri» che fomentano gli aggressori sui social. Del resto fu Grillo a chiedere ai suoi fans «che fareste con la Boldrini in macchina» e Salvini a portare sul palco una bambola gonfiabile con le sue sembianze. Infine, la leader di Fdi arriva a sospettare che dietro il suo silenzio su Rimini ci sia «una difesa ideologica dell'immigrazione di massa e del multiculturalismo».
Ricordando le minacce ai suoi danni dell'esponente leghista pugliese, poi espulso, la Presidente della Camera lancia un drammatico allarme: «Evocare lo stupro nei confronti delle avversarie politiche non è tollerato in altri paesi democratici. Sciaguratamente l'ho visto praticato solo in teatri di guerra, con conseguenze devastanti». Chiarisce che «non è il suo lavoro» esprimere condanna sulle cose che accadono ogni giorno. Ma ricorda il suo impegno costante contro ogni violenza, in particolare quella contro le donne. «La mia condanna è ovviamente incondizionata. Se qualcuno dubita sul mio impegno in questo ambito - avverte - è sicuramente in malafede». Non transige sulle parole, definite «oscene», del mediatore culturale riminese: «Rimuoverlo dal suo incarico mi pare il minimo».
Intervista che non piace a Maurizio Gasparri, bollata come «tardiva ed elusiva». «Boldrini - polemizza l'esponente Fi - si arrampica sui vetri». Solidarietà invece da parte del capogruppo di Mdp, Francesco Laforgia: «Contro di lei attacchi ripugnanti. Se aggiungi odio a odio, per strappare l'applauso della parte più arrabbiata e impaurita del Paese - aggiunge - avrai contribuito al degrado definitivo del dibattito pubblico, senza rimuovere un solo grammo di quella rabbia e di quella paura».
Contro Meloni, Barbara Pollastrini, vicepresidente Pd: «Ha offeso stupidamente la Presidente della Camera che ha fatto del contrasto alla violenza alle donne una ragione di vita». Ma è bufera contro la leader di Fratelli d'Italia che ha definito «vermi magrebini» i presunti colpevoli degli stupri riminesi. Arturo Scotto (Mdp) si dice «schifato», Valeria Valente (Pd) accusa meloni di «sciacallaggio sulle vittime e l'istigazione dei più bassi istinti razzisti del Paese per ottenere qualche voto in più». «Uno stupratore - sottolinea Valente - va condannato a prescindere dalla sua nazionalità, per noi è un concetto scontato ma per altri evidentemente non lo è». Netto Stefano Fassina (Si): «Chi compie tali violenze è inumano. Punto. Non vi sono nazionalità da stigmatizzare. A meno di non rievocare i principi razziali degli antenati dell'on. Meloni». Duro anche il centrista Maurizio Lupi: «Vermi magrebini? Ma la Meloni si rende conto di che cosa dice?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino