Bimbo ucciso a Cardito, il patrigno choc in aula: «Un raptus, mi si è spento il cervello»

Bimbo ucciso a Cardito, il patrigno choc in aula: «Un raptus, mi si è spento il cervello»
A un anno e mezzo dalla morte di Giuseppe D., il bimbo di 6 anni morto a Cardito, provincia di Napoli, ucciso a bastonate dall'ex compagno della madre, quest'ultimo ha...

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A un anno e mezzo dalla morte di Giuseppe D., il bimbo di 6 anni morto a Cardito, provincia di Napoli, ucciso a bastonate dall'ex compagno della madre, quest'ultimo ha risposto alle domande del pm Fabio Sozio durante l'udienza del processo per l'omicidio del bambino. Il 25enne, Tony Essobdi Badre, è accusato di essere l'assassino del piccolo: anche la mamma, Valentina Casa, 30 anni, è sotto processo.



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«Mi sono messo nel letto per rilassarmi un po'… verso le 8 e qualcosa, sentii che (i bambini, ndr) saltavano sul letto … mi è venuto un raptus di follia, mi si è spento il cervello, e li picchiai… ma non ho mai voluto ammazzarli», ha detto Tony, accusato di omicidio volontario di Giuseppe e del tentato omicidio della sorellina, oggi nell'aula 114 del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli. «Fu un raptus di 5 minuti… - continua Badre - mi è venuto in cameretta dopo aver visto la struttura del letto rotta… è come se in quel momento mi si fosse spento il cervello…».



Numerose sono state, nel corso dell'interrogatorio durato circa due ore, le contestazioni avanzate dal sostituto procuratore presso il tribunale di Napoli Nord Sozio a Badre in relazione alle sue dichiarazioni, ai contenuti delle intercettazioni e dei messaggi acquisti durante le indagini che lo vedono reo confesso e accusato anche di maltrattamenti nei confronti di Giuseppe, della sorellina più grande e anche della sorellina più piccola. Sono stati parecchi, inoltre, i «non ricordo» con i quali l'imputato ha risposto alle domande del pm ma anche degli avvocati di parte civile, anche in relazione alle percosse subite il giorno prima dell'omicidio, da Giuseppe, per mano ancora una volta di Barde, mentre si trovavano in strada. 

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Il Gazzettino