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Era solo questione di giorni: arrivano le prime iscrizioni sul registro degli indagati per la morte del piccolo Stephan, il bambino russo di 8 anni, affogato alle terme di Cretone perché risucchiato dal tubo di aspirazione delle acque della piscina principale. Sono in quattro e si tratta di persone che, a vario titolo, operano nella struttura termale tra i Comuni di Palombara Sabina e Passo Corese.
Bimbo morto alle terme, in quattro sotto inchiesta
Un atto in parte dovuto, propedeutico anche a svolgere delle perizie tecniche che la Procura di Tivoli, dopo aver aperto un fascicolo inizialmente contro ignoti per omicidio colposo, intende eseguire. Ci sono molti aspetti che vanno cristallizzati per chiarire la dinamica di un incidente che purtroppo non è l’unico. Ieri a Misano Adriatico, in provincia di Rimini, una ragazzina di 12 anni è finita in coma perché per alcuni minuti i suoi capelli sono rimasti impigliati nel bocchettone aspirante della piscina dell’hotel dove soggiornava con i genitori.
A Cretone dopo il sopralluogo dei carabinieri della compagnia di Monterotondo, delegati alle indagini, e dei dipendenti dell’Asl Roma 5 resta da chiarire il perché l’aspirazione dell’acqua sia partita quando nell’impianto termale c’erano ancora i clienti. Stephan è stato risucchiato da un tubo senza grata, si trovava nella piscina dopo che alcuni minuti prima era stato dato l’annuncio di uscire dalle vasche. Con lui c’era la sorellina, mentre i genitori erano sul bordo. La bambina non vedendolo più è andata dal padre e gli ha detto «Stephan è andato via», non potendo immaginare, per l’età, cosa stesse accadendo. Di fatto la prima telefonata al 112 è arrivata alle 18.32. A chiamare è stata una donna, presumibilmente una cliente, giacché non si è presentata come una dipendente della struttura. Ha detto che c’erano dei genitori che urlavano e che un bambino era caduto nella piscina.
ALLE 18.32 LA CHIAMATA AL 112
Dopo 40 secondi è stata attivata l’ambulanza e, contemporaneamente, i vigili del fuoco e i carabinieri di Monterotondo.
PAURA NELL’HOTEL
Una tragedia analoga si sarebbe potuta compiere nella piscina di un hotel di Misano Adriatico, in provincia di Rimini: una bambina svizzera di 12 anni è stata ricoverata d’urgenza dopo che i suoi capelli sono stati risucchiati dal bocchettone aspirante della vasca privata che, a quanto risulta, non è tenuta ad avere bagnini di salvataggio. Per salvare la giovane turista si è dovuto disattivare l’aspiratore meccanico, solo così la giovane è riuscita a riemergere dopo essere rimasta a lungo in apnea. Rianimata dai sanitari del 118 accorsi sul posto, è stata successivamente trasportata all’Ospedale Infermi di Rimini dove è stata ricoverata in prognosi riservata. La paziente, stando a quanto affermano i medici, non sarebbe in pericolo di vita. Subito sono partiti i controlli dei carabinieri alla struttura ricettiva per ricostruire l’accaduto e verificare eventuali responsabilità. Le ridotte dimensioni della piscina non rendono obbligatoria la presenza del servizio di salvataggio. La vicenda per quanto analoga a quella di Cretone ha delle diversità. Di certo gli incidenti sono sempre più frequenti: il 7 agosto un bambino di due anni è affogato nella piscina di casa ad Asti, l’11 agosto un altro bambino di quattro anni è affogato nella piscina dell’Acquapark di Monopoli e il 14 agosto un piccolo di tre anni è affogato a Catania, sempre nella piscina di casa.
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Il Gazzettino