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La famiglia di un bambino di 11 anni, risultato disabile al 100% dopo il parto in ospedale, ha ottenuto un risarcimento di oltre 2 milioni di euro. La decisione, di primo grado, è del Tribunale di Ancona territorialmente competente perché il parto avvenne, nel 2011, all’ospedale di San Severino Marche, dove i genitori del bambino, originari di un piccolo comune umbro della fascia appenninica, si erano trasferiti per motivi di lavoro. La famiglia, assistita dall’avvocato Cristiana Olivieri è dovuta ricorrere al Tribunale nei confronti dell’Azienda Sanitaria Unica Marche e, all’esito della consulenza tecnica d’ufficio resa dal collegio medico composto da un ginecologo e da un medico legale, il giudice Patrizia Pietracci, della II sezione civile, ha accolto la domanda disponendo un maxi risarcimento di 2 milioni e 276mila euro.
La famiglia ha lamentato il fatto che, nonostante fosse emersa una situazione di sofferenza fetale, il personale medico, anziché procedere con un parto cesareo, avesse indotto il parto naturale ed utilizzato la ventosa per facilitare l’uscita del bambino.
Il Tribunale di Ancona, invece, ha riconosciuto la colpa medica, in base ai criteri individuati dalla legge Gelli-Bianco, condannando l’azienda sanitaria al risarcimento di oltre 2 milioni di euro. La somma tiene conto di tutte le voci di danno biologico patito dal bambino, ivi compresa l’incapacità lavorativa e di produrre reddito, oltre a tutte le spese di assistenza già sostenute, al netto dell’indennità di accompagnamento già percepita. Sono stati, inoltre, riconosciuti i danni morali ai genitori e ai nonni del piccolo, oltre ad una rendita vitalizia di 6 mila euro all’anno per le future spese di assistenza. «È emerso inequivocabilmente – si legge nella consulenza medica - che le alterazioni neuropsichiche e fisiche di cui è affetto il minore richiedono assistenza continuativa e le necessità del minore possono essere coperte dal Servizio sanitario nazionale, ma è concretamente da attendersi che, sul piano squisitamente assistenziale, molto graverà sulla famiglia, essendo i servizi di territorio di sovente insufficiente a coprire la totalità delle esigenze e non in grado di offrire quanto realmente richiesto».
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Il Gazzettino