«Ma come si fa», «Ma dove ha lasciato il cervello», «Non merita di avere dei figli». Sono solo alcuni tra i più impietosi...
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Oggi ho accompagnato mio figlio di corsa al suo ultimo giorno di scuola. Un saluto veloce perché devo andare a lavorare. Il papà è uscito di casa prima delle sette. Oggi all'uscita non ci sarò, andrà con la mamma di un suo compagno poi con la tata a una festa e infine dalla nonna.
Corro, come tante mamme e papà e ogni giorno che è andato tutto bene ringrazio, perché ce l'ho fatta. E perché il momento di buio per la stanchezza - che me l'ha fatto rotolare giù dalle braccia da neonato, che mi ha fatto dimenticare un paio di volte i fornelli accesi, che mi ha fatto attraversare la strada distratta, che gli ha passato la pappa bollente non assaggiata - non ha mai prodotto danni troppo gravi. Ma so che può succedere, e so come succede, quell'attimo di buio in cui si distrae anche Santa Pupa e tu pensi di essere la madre peggiore del mondo. Senza giustificazioni.
Perciò se dite - a chi ha pagato il prezzo più caro per quel momento di buio - 'ma come ha fatto' 'ma avrà un neurone in testa' 'levategli i figli', non siete migliori di lei. Semplicemente, siete figli di tanti momenti più fortunati. Chiedete a vostra mamma, sorriderà e vi dirà di tutte quelle volte in cui 'per un pelo...è stato un attimo...grazie a dio non è successo niente, ma lì per lì volevo morire'. Pensate che per un attimo, una madre non riuscirà mai a dire questa frase a sua figlia e quell'attimo lo cercherà per tutta la vita, insieme a lei. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino