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Come in ogni maratona l'ultimo miglio è il più difficile. A una manciata di giorni dall'incarico per il governo il centrodestra è in affanno. Il week end serve allora a rifiatare, raffreddare le tensioni. Ci provano Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, al centro di uno stallo che ora rischia di allungare le distanze da Palazzo Chigi.
Berlusconi: consiglieri, familiari e parlamentari: dentro Forza Italia cresce la fronda
Due giorni di ritiro dai palazzi della politica - la leader di FdI a Roma, il Cavaliere rientrato ad Arcore - utili a schiarirsi le idee. Il clima tra alleati resta teso. Brucia ancora lo showdown al Senato di giovedì, con l'elezione di Ignazio La Russa senza i voti di Forza Italia. Così come gli appunti vergati da Berlusconi il giorno del suo ritorno a Palazzo Madama contro un'alleata dall'atteggiamento «prepotente». Ma non «ricattabile», ha risposto lei a distanza.
I PONTIERI
Per questo sono scesi in campo i pontieri.
Caso chiuso. Un caso. L'altro, la composizione della squadra di governo, tiene ancora banco. Da una parte le richieste di Berlusconi e i suoi - Mise e Giustizia in cima - convinti che Giorgia abbia varcato una linea rossa volendo indicare nel dettaglio anche i nomi in quota FI (da Pichetto Fratin a Paolo Barelli come capogruppo). Senza contare il caso di Licia Ronzulli, fedelissima del Cav lasciata fuori dal Cdm. Dall'altra i paletti della premier che al Paese vuole consegnare «il migliore governo possibile» lavorando «spediti». Anche perché i tempi stringono. Mercoledì potrebbero iniziare le consultazioni del Quirinale. Sulla carta il centrodestra andrà unito, «assolutamente» garantisce da FdI Fabio Rampelli. Un pellegrinaggio diviso è uno scenario da scongiurare. Per farlo bisogna prima trovare la quadra sulle caselle di governo. E sull'elezione delle vicepresidenze di Camera e Senato, oltreché dei rispettivi capigruppo, entro martedì.
LA MEDIAZIONE DI SALVINI
Intanto Matteo Salvini si propone per mediare. Il leader della Lega può dirsi soddisfatto delle trattative: ha incassato l'elezione di Fontana (placando la fronda veneta del partito), un ministero di peso per sé (Infrastrutture, dicono) e il Mef per Giancarlo Giorgetti (scelta subita, ma non per questo sgradita). Eccolo allora in campo a mediare, anche lui. Fine settimana a Roma, fa sapere in una nota, «impegnato per la squadra di ministri e per i dossier economici». Poi si lancia in un pronostico benaugurale: «Sono sicuro che fra Giorgia e Silvio tornerà quell'armonia che sarà fondamentale per governare bene e insieme per i prossimi cinque anni».
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Il Gazzettino