Bellomo arrestato, una delle borsiste: mi fece firmare contratto di schiavitù sessuale

Bellomo arrestato, una delle borsiste: mi fece firmare contratto di schiavitù sessuale
Disse di aver persino sottoscritto «un contratto di schiavitù sessuale» una delle borsiste della Scuola di Formazione vittime dei presunti...

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Disse di aver persino sottoscritto «un contratto di schiavitù sessuale» una delle borsiste della Scuola di Formazione vittime dei presunti ricatti dell'ex giudice Francesco Bellomo finito ai domiciliari. Un'altra sarebbe stata «punita» per aver violato gli obblighi imposti dal contratto, finendo in una rubrica sulla rivista della Scuola con «dettagli intimi sulla sua vita privata». Mentre da un'altra ancora Bellomo avrebbe preteso che «si inginocchiasse e gli chiedesse perdono» per avere violato regole del contratto.


L'ex giudice del Consiglio di Stato è agli arresti domiciliari da questa mattina a Bari per i reati di maltrattamenti ed estorsione. Avrebbe instaurato con alcune borsiste «rapporti confidenziali e, in alcuni casi, sentimentali» e, «facendo leva sul rispetto degli obblighi assunti», avrebbe posto in essere «sistematiche condotte di sopraffazione, controllo, denigrazione ed intimidazione consistite nel controllarne, anche nel timore che intrattenessero relazioni personali con altri uomini, le attività quotidiane, le relazioni personali e in genere le frequentazioni, anche attraverso il monitoraggio dei social network», controllando foto e like ai loro post.

Alle ragazze sarebbero stati imposti «la cancellazione di amicizie, di fotografie pubblicate», «l'obbligo di immediata reperibilità», il «divieto di avere rapporti con persone con un quoziente intellettivo inferiore ad uno standard da lui insindacabilmente stabilito», l'obbligo di «indossare un determinato abbigliamento e di attenersi a determinati canoni di immagine, anche attraverso la pubblicazione sui social network di foto da lui scelte». «Qualora il loro comportamento non corrispondesse ai suoi desiderata», Bellomo le avrebbe «umiliate, offese e denigrate», anche «attraverso la pubblicazione sulla rivista on line della scuola delle loro vicende personali». Le avrebbe anche minacciate «di ritorsioni sul piano personale e professionale» e di «azioni legali in sede civile e penale».

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Il Gazzettino