Adesso il sospetto è che il processo per pedofilia in Australia a George Pell sia stato organizzato per fare fuori quel prefetto della Segreteria per l'Economia della...
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Becciu, l'allerta ignorata nel 2013: «Evitare a quel finanziere i rapporti con il Vaticano»
LE VERIFICHE
Gli accertamenti degli inquirenti Vaticani riguardano soprattutto le movimentazioni bancarie della Segreteria di Stato tra il 2013 e il 2019. Si va indietro nel tempo all'inizio dell'operazione del palazzo di Londra, quando Segretario di Stato era ancora Tarcisio Bertone. In un clima di veleni e accuse reciproche, le parole di monsignor Alberto Perlasca, inchiodato alle sue responsabilità e protagonista dell'operazione Sloane Avenue, hanno già determinato la richiesta di dimissioni da parte del Papa al cardinale Angelo Becciu. Tra le contestazioni mosse dal Santo Padre, i bonifici alla coop del fratello, che sarebbero arrivati tramite la Caritas di Ozieri, ma Becciu, nel 2017, prima di lasciare l'incarico di Sostituto, per diventare prefetto della Congregazione dei Santi, avrebbe fatto un bonifico anche a se stesso, sul suo conto privato allo Ior. Risalgono a un periodo precedente le rimesse che dalla Segreteria finiscono in Australia. Circa 700 mila euro frazionati. L'ipotesi degli inquirenti è che quei soldi, attraverso alcuni prestanome, siano finiti nelle tasche degli accusatori del processo a carico di Pell, per condizionarne l'esito. E liberarsi dell'ingombrante porporato.
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IL PROCESSO
Il 29 giugno 2017 la polizia australiana conferma l'imminente stato d'accusa per il cardinale Pell per gravi reati sessuali su minori, fra i quali quello di uno stupro. La vicenda risale a venti anni prima. A puntare il dito contro il porporato è un trentenne, dopo la messa nella cattedrale di San Patrick, a Melbourne, quando aveva 55 anni, Pell, in sacrestia, avrebbe abusato di lui e un altro corista, allora tredicenni. Solo uno dei due chierichetti ha potuto testimoniare, l'altro è morto per overdose nel 2014. Ma aveva negato alla madre di essere stato abusato. La Santa sede annuncia che Pell partirà per l'Australia «per affrontare le accuse che gli sono state mosse». L'11 dicembre 2018 il cardinale viene giudicato colpevole dalla giuria della County Court dello stato di Victoria e il 13 marzo 2019 viene condannato a una pena detentiva di sei anni. Si dichiara innocente, annuncia il ricorso in appello, l'istanza viene respinta. Ma alla luce dei numerosi vizi formali nelle procedure processuali, la Corte Suprema dell'Australia decide di ammetter la richiesta di appello presentata dal cardinale. Il 7 aprile scorso Pell è stato assolto. Sette giudici hanno votato all'unanimità e ne hanno disposto la scarcerazione dopo più di un anno di prigione. Nelle motivazioni hanno concluso che esiste «una significativa possibilità che una persona innocente sia stata condannata perché le prove non hanno stabilito la colpevolezza al richiesto standard probatorio». Ora qualcuno dice che Papa Francesco abbia richiamato Pell e che il cardinale potrebbe tornare in Vaticano.
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Il Gazzettino