Bus killer all'università, l'autista non si dà pace: «Giuro che non l'ho vista»

Bus killer all'università, l'autista non si dà pace: «Giuro che non l'ho vista»
«Non l’ho vista, non l’ho vista, non l’ho vista». Da lunedì mattina Pietro Bottiglieri, l’autista del bus della linea Sita Olevano-Battipaglia-Fisciano che ha travolto...

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«Non l’ho vista, non l’ho vista, non l’ho vista». Da lunedì mattina Pietro Bottiglieri, l’autista del bus della linea Sita Olevano-Battipaglia-Fisciano che ha travolto ed ucciso Francesca Bilotti, non fa altro che ripetere questa frase, come fosse una litania, intervallandola a decine e decine di sigarette.




«Avrà fumato tre pacchetti da 20 in un’ora», racconta un parente di Francesca che, come il nonno, è un’autista della società di trasporto pubblico e che lunedì pomeriggio ha incontrato l’autista 62enne residente a Salerno. «È un uomo sconvolto dal dolore, è distrutto». Lunedì, dopo essersi sottoposto volontariamente ai testi alcolemici e tossicologici, sarebbe andato anche a Giffoni per incontrare la famiglia di Francesca.



«Ma – racconta ancora il collega – arrivato in centro non ce l’ha fatta e se n’è andato via». Tra cinque mesi sarebbe andato in pensione. Era un autista esperto, attento, mai un problema, mai un incidente. Eppure lunedì è successo quello che non doveva succedere. La ricostruzione delle forze dell’ordine, avvalorata anche dalle immagini delle telecamere di sicurezza del terminal di Fisciano, però dicono che l’errore umano potrebbe esserci stato.



A sostenerlo è anche il direttore della Sita Sud, Simone Spinosa. «Ma – ha aggiunto – lui ha capito cos’era successo solo nel momento in cui il pullman è sobbalzato curvandosi sul fianco sinistro perché sotto c’era il corpo di Francesca. Il trambusto degli studenti – molti dei quali erano anche in piedi, rendendo difficile se non nulla la visuale negli specchietti retrovisori - e i rumori del mezzo hanno sovrastato ogni possibile urlo o lamento della studentessa 23enne».



Nessuno, insomma, se la sente di puntare il dito dell’accusa contro di lui. Questo spetterà alla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore che sta seguendo le indagini. Ora c’è solo il dolore, insopportabile, di un uomo – anch’egli padre – distrutto per una tragedia immane. È distrutto anche Spinosa. «Non ci sono parole – ha detto -, conoscevo benissimo il papà della ragazza, che è socio della Cotrac di cui sono presidente e conoscevo bene anche il nonno paterno, che era stato a suo tempo autista della Sita. E poi – ha proseguito – sono addolorato soprattutto perché anche io, come i genitori di Francesca, ho dei figli che studiano all’università di Fisciano e questa cosa non sarebbe dovuta accadere».



Che però è successa. E ora ci si interroga sulle cause e, soprattutto, su come prevenire in futuro episodi del genere. Da più parti, specie tra gli studenti, sono arrivate diverse denunce sull’inadeguatezza del terminal dell’ateneo, affollato quotidianamente da decine di bus e centinaia di persone.



Il rettore Tommasetti avrebbe in mente già un piano che dovrebbe stravolgere l’attuale gestione del terminal. Ma, per ora - anche se è stato sollecitato dalle domande dei cronisti all’ingresso della chiesa dell’Annunziata prima di prendere parte alle esequie della studentessa di Giffoni – ha preferito evitare l’argomento, limitandosi a rispondere che l’università «potrebbe costituirsi parte civile» in un eventuale processo. Dalla Sita, invece, qualcosa si stava muovendo proprio in questi giorni.



Il direttore Spinosa ha infatti rivelato di aver scritto una mail, giovedì scorso, al rettore e al responsabile della logistica per chiedere un incontro nel quale discutere possibili soluzioni. «Ma – ha constatato amaramente il numero uno della società di trasporto pubblico – non c’è stato neanche il tempo materiale e quella mail, forse, non l’avevano ancora neanche letta». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino