Blitz della finanza, arrestati viceprefetto dell'Isola d'Elba e membro 'ndrangheta

Blitz della finanza, arrestati viceprefetto dell'Isola d'Elba e membro 'ndrangheta
Sono stati arrestati in un'operazione della Guardia di Finanza il viceprefetto reggente l'ufficio della prefettura dell'isola d'Elba e un membro di una famiglia...

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Sono stati arrestati in un'operazione della Guardia di Finanza il viceprefetto reggente l'ufficio della prefettura dell'isola d'Elba e un membro di una famiglia della 'ndrangheta operante in Piemonte che fu mandante dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia. Nei confronti di altri sette soggetti sono scattati gli arresti domiciliari. Tra le accuse contestate agli arrestati, anche quella di associazione a delinquere e porto abusivo di esplosivi. 

 

Contestualmente agli arresti i finanzieri stanno eseguendo decine di perquisizioni nelle province di Livorno, Torino, Asti, Padova, Ravenna Forlì, Pisa, Pistoia, Campobasso, Napoli, Salerno, Lecce e Brindisi. L'indagine, coordinata dal procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco, riguarda complessivamente una trentina di persone che sono accusate a vario titolo, oltre che di associazione a delinquere e porto abusivo di esplosivi, anche di contrabbando di sigarette, indebita compensazione di debiti tributari tramite fittizie compensazioni, illecita sottrazione al pagamento delle accise sugli alcolici. 

Ruotavano intorno alle figure del viceprefetto reggente dell'Isola d'Elba, Giovanni Daveti, 66 anni, e a Giuseppe Belfiore, 61 anni, più volte arrestato per associazione di stampo mafioso ed esponente di spicco di un clan della 'ndrangheta, finiti in carcere, l'associazione a delinquere, disarticolata oggi dalla Guardia di finanza livornese coordinata dal procuratore capo Ettore Squillace Greco, finalizzata alle frodi fiscali e ad altri gravi reati. In particolare, gli approfondimenti investigativi «hanno consentito di rilevare l'attività illecita posta continuativamente in essere da un gruppo criminale, costituitosi a Livorno per commettere frodi fiscali». Altre sette persone coinvolte sono finite agli arresti domiciliari e tutte le misure cautelari sono state disposte dal Gip del Tribunale di Livorno.

Belfiore è il fratello del mandante dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia avvenuto nel 1983 e risulta affiliato a una delle più note cosche di 'ndrangheta operanti nel territorio piemontese e, più in generale, nel centro-nord Italia e all'estero (soprattutto Francia e Spagna. Le altre persone arrestate sono un commercialista torinese di 50 anni, due livornesi di 41 anni e 53 anni, tre persone originarie della provincia di Ravenna e un trentottenne di Trani (Bari). I due capi dell'organizzazione e gli altri sette arrestati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, porto abusivo di esplosivi detenuti per compiere un atto di intimidazione, indebita compensazione di debiti tributari con crediti inesistenti, contrabbando di 9 tonnellate di tabacchi lavorati esteri e illecita sottrazione al pagamento delle accise sugli alcolici, anche mediante falso in documenti pubblici informatici.

Per la Gdf il viceprefetto reggente Giovanni Daveti, ritenendosi vittima di una truffa immobiliare, avrebbe pianificato con un amico livornese una 'vendetta', dando incarico a un complice di reperire l'esplosivo da usare contro la vettura di famiglia del suo presunto truffatore. Gli ordigni furono intercettati dalla Gdf il 16 novembre vicino al porto livornese in un'auto con a bordo uno degli indagati, arrestato e ancora ai domiciliari: 4 cariche confezionate in modo da essere fatte brillare a distanza con un telecomando.


Le indagini, affidate dai pm alla guardia di finanza, hanno sgominato una banda dedita alle frodi fiscali e alla detenzione di esplosivi per compiere intimidazioni e altri reati e sono scattate dopo un controllo per abusi edilizi all' isola d'Elba. I finanzieri indagando hanno scoperto le presunte condotte illecite del viceprefetto, capo dell'ufficio distaccato della prefettura sull' isola, Giovanni Daveti, 66 anni, che risulta coinvolto «in plurimi contesti illeciti, comunque in alcun modo connessi con il ruolo e le funzioni istituzionali ricoperte».


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Il Gazzettino