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E' scomparso uno dei più grandi divulgatori della storia dell'arte che il Vaticano abbia mai avuto, uno studioso che ha reso 'pop' i segreti dei Palazzi pontifici, della Cappella Sistina, di tutti i capolavori anche quelli meno conosciuti conservati nei Musei Vaticani. Antonio Paolucci, già ministro ai tempi del governo Dini, fu scelto per l'assoluta competenza da Papa Ratzinger nel 2007 con il quale ebbe un legame intellettuale strettissimo e formidabile. Negli anni in cui fu direttore dei Musei Vaticani Benedetto XVI andava spesso a fargli visita, anche a sorpresa, per farsi spiegare le fasi dei restauri, restando ad ascoltare il 'professore' mentre gli faceva notare particolari sugli affreschi solitamente invisibili e nascosti. Dotato di un eloquio fuori dal comune e di una competenza sterminata, Paolucci riusciva ad affascinare chiunque. L'arte della divulgazione spiegata in modo semplice, non pedante e ampolloso. E' lui che ha portato i Musei Vaticani al passo con gli altri grandi musei del mondo, dal Louvre agli Uffizi al Metropolitan gestendo flussi, costi, sicurezza.
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Allo stesso tempo si oppose di ospitare all'ingresso dei Musei le statue di ferro di Alejandro Marmo, un artista argentino amico del Papa che assembla ferraglia riciclata ricavandone figure sacre. Il braccio di ferro si concluse con la collocazione nei Giardini Vaticani di una grande statua della madonna fatta con pistoni e altre parti di motori.
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Bisogna provare meraviglia davanti a un'opera d'arte, a un paesaggio, o a qualsiasi manifestazione della natura e dell'uomo che trascenda l'ordinario, è un dono che dovremmo tutti coltivare come il primo passo verso la conoscenza. Partendo dalla domanda "che cos'è la bellezza?" diceva a tutti Antonio Paolucci.
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Il Gazzettino