«Il mio non è un abbandono, ma un ulteriore atto di amore verso la mia terra: resterò per sempre ad Amatrice, con la mente e con il cuore, soprattutto per...
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Nella lettera inviata a Il Messaggero , l’ormai ex sindaco si sfoga. Parla della sua precedente vita, quella prima del sisma, quando faceva l’allenatore di calcio, e di «quel rettangolo verde che mi manca». Da quel 24 agosto di un anno e mezzo fa la sua vita è cambiata. Anzi, sottolinea, che «niente sarà più come prima: sono quasi due anni che non lavoro». Pirozzi che va dalla cancelliera Angela Merkel, Pirozzi con la felpa, Pirozzi che litiga per gli sms solidali, Pirozzi che vola fino a Toronto per ringraziare Sergio Marchionne per i 7 milioni di dollari donati per la scuola del paese. «Diventare un simbolo, senza assolutamente volerlo, è un impegno enorme - sottolinea - un lavoro sfiancante, ma che mi ha dato la possibilità di conoscere persone straordinarie e contemporanea- mente affogare le delusioni avute per i comportamenti egoistici di una piccola parte della comunità amatriciana». Adesso, si volta pagina.
«TUTTO FERMO»
Eppure le macerie sono lì e sono tante. E don Savino D’Amelio, parroco di Amatrice, altra figura di riferimento, per questo controversa, presente e combattente, non fa giri di parole: «La gente ha il morale sotto i piedi. Dalle elezioni qui non si tolgono più macerie». Tutto fermo. «Ancora non stanno pensando che devono pensare alla ricostruzione». Snocciola dati semplici: «A oggi manca ancora il 20 per cento del minimo sindacale per la vivibilità: ossia il 20% delle 5mila casette assegnate. Chiavi consegnate, ma ci sono piccoli problemi tipo con le fogne». E il terziario, chi l’ha visto. «Gli artigiani non hanno un buco dove poter lavorare». La vera cartina di tornasole sarà settembre: e non si tratta se ci saranno o no le scuole quest’anno. «Il 24 agosto senza una proroga ricominceranno a pagare le tasse, dopo 2 anni...». Don Savino teme la fuga. «Poi certo senza Pirozzi precipiterà la situazione, almeno combatteva, un po’ di visibilità la otteneva».
MONTAGNE DI MACERIE
Montagne di macerie, case diroccate contribuiscono a rendere desolato il panorama, non fanno bene all’anima. Ma c’è chi ha deciso di rimanere, nonostante i morti in casa. Sposarsi e fare figli. Dandosi un tempo, certo. Come Enrico Maria Marini, responsabile dell’Associazione commercianti. «Sul commercio non c’è stato un progetto complessivo, la scelta dei due centri commerciali è sbagliatissima: hanno creato rivalità tra commercianti».
Il polo d’attrazione, la piazza, di fatto è la zona dell’area food. Anche se ora che è stato riaperto in parte il corso un po’ di struscio ricomincia. Il nodo più importante per Marini è la ricettività, «qui si viveva per le seconde case, se non vengono riassegnate è finita». Non ha voglia di parlare di Pirozzi, Roberto Serafini presidente del comitato civico 3e36. «Ritardi, negligenze, sarà la storia a giudicare l’operato di tutti, dal sindaco alla Regione, al commissario. Più volte abbiamo cercato di collaborare con l’amministrazione ma non è mai avvenuto».
Il 50 per cento delle macerie ancora a terra, come il morale, cantieri nei cimiteri, 50 progetti di ricostruzione fermi al vaglio (case b, danni lievi).
Il Gazzettino