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A più di due mesi dalla morte della piccola Diana, la madre Alessia Pifferi - accusata di omicidio pluriaggravato - partecipa all'incidente probatorio che mira a ottenere risposte sul contenuto del biberon e su altri oggetti del piccola di 18 mesi trovata senza vita lo scorso 20 luglio. La 37enne, tailleur gessato nero, scortata dagli agenti di polizia penitenziaria, è entrata nella stanza del gip senza dire nulla.
Parla sempre di sua figlia
«Parla sempre di sua figlia, chiede sempre della bambina, si rende conto che non l'abbraccerà mai più. Passa da fasi di sconforto e di pianto ad altri in cui non ha nessuna cognizione di quanto accaduto». Sono i suoi legali, gli avvocati Solange Marchignoli e Luca D'Auria, a spiegare il suo stato d'animo davanti a una folla di giornalisti e telecamere, presenti al settimo piano del tribunale di Milano, che 'pietrificà chi vive isolata in carcere.
«È terrorizzata - spiega l'avvocato Marchignoli -, ha paura, vive ovattata in carcere e queste telecamere le fanno paura.
Una richiesta a cui la procura si è opposta - titolari del fascicolo sono i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro -, mentre il gip Fabrizio Filice si è riservato di decidere nei prossimi giorni. Intanto, nulla di fatto sul fronte dell'incidente probatorio: serve nominare anche un genetista per procedere all'analisi del contenuto sul biberon, su una bottiglia d'acqua e la boccetta di En (benzodiazepine) trovati accanto alla culla. L'ncarico sarà conferito in un'udienza fissata per il prossimo 14 ottobre.
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