«Aldo Moro non è stato ucciso nel cofano della R4, ma in posizione eretta, seduto sul portabagagli posteriore, chi lo ha ucciso lo guardava negli occhi, e gli spara...
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È questa la ricostruzione del delitto del 9 maggio del 1978 che fa Beppe Fioroni, già presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Moro, parlando al centro studi americano di Roma, in un incontro di presentazione del libro "Moro, il caso non è chiuso" di Maria Antonietta Calabrò e dello stesso Fioroni. «Moro - ricorda Fioroni - è morto dissanguato» con una agonia «tra i 15 minuti e i 40, per queste modalità è impossibile che chi fa questo non lo ricordi bene: Moretti dice una cosa, Maccari un'altra, così anche la Braghetti». «Per questo possiamo ritenere che non sono stati loro ad ucciderlo». «Per poterlo uccidere a sangue freddo - argomenta l'ex ministro della Pubblica Istruzione - c'è stato bisogno di un grado di crudeltà non indifferente».
Fioroni ricorda come «Morucci disse che le bobine con le registrazioni dell'interrogatorio di Moro andarono a finire a Rocco Micaletto, della colonna ligure».
Il Gazzettino