Alatri, il killer scarcerato nonostante dosi di coca, hashish e marijuana: il giudice finisce sotto inchiesta

Il consigliere del Csm Pierantonio Zanettin ha chiesto l'apertura di una pratica sul giudice del tribunale di Roma che ha disposto la scarcerazione di Mario Castagnacci, uno...

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Il consigliere del Csm Pierantonio Zanettin ha chiesto l'apertura di una pratica sul giudice del tribunale di Roma che ha disposto la scarcerazione di Mario Castagnacci, uno dei due giovani poi arrestato (poche ore dopo il rilascio) con l'accusa di aver partecipato all' omicidio di Emanuele Morganti ad Alatri. In una lettera inviata al Comitato di presidenza del Csm, Zanettin sottolinea come «la tragica vicenda di Alatri, con la morte a seguito di un feroce pestaggio di Emanuele Morganti, pone all'opinione pubblica anche seri interrogativi sulla correttezza dell'iter processuale di uno dei due arrestati.

Risulta infatti che Mario Castagnacci era stato fermato a Roma giovedì scorso 23 marzo. I carabinieri lo avevano trovato, assieme ad altri 3 amici, con cocaina (7,5 grammi confezionata in 4 dosi), hashish (43 grammi, 4 dosi) e marijuana (6 grammi). In passato nel 2011 era già stato arrestato per possesso di 5 chili di hashish. Nonostante la recidiva, il Giudice del Tribunale di Roma, convalidando l'arresto per Castagnacci e gli altri tre complici, ha riconosciuto la tesi difensiva del "consumo di gruppo", che ha portato, nell'udienza per direttissima, celebrata il giorno dopo, alla scarcerazione di tutti gli indagati, con rigetto anche della richiesta del Pm di obbligo di firma. E cosi Mario Castagnacci, alle 2 di notte, è potuto rientrare ad Alatri, ha passato la notte a bere e fumare in compagnia del fratellastro, perdendo la testa al punto di pestare a più riprese il povero Emanuele nella centrale Piazza Regina Margherita».

Secondo l'esponente del Csm, «la vicenda processuale, frutto di una interpretazione giuridica del fatto reato, che può essere definita, nella migliore delle ipotesi, benevola, merita un approfondimento da parte del Consiglio Superiore della Magistratura per verificare la correttezza dell'iter. È del tutto evidente che gli esiti tragici della vicenda non possono essere addebitati al magistrato che ha disposto la scarcerazione dello spacciatore, ma è altrettanto evidente che si sarebbero evitati, applicando canoni ermeneutici diversi e più rigorosi, in tema di spaccio di stupefacenti».


Alla luce di queste considerazioni Zanettin chiede «l'apertura di una pratica in prima commissione, per valutare se emergano profili di incompatibilità, ex art. 2 della legge sulle guarentigie dei magistrati, nei confronti del Giudice del Tribunale di Roma che ha disposto la scarcerazione, senza obbligo di firma, di Mario Castagnacci, nonostante fosse stato trovato in possesso di grandi quantità di stupefacenti e fosse recidivo».
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Il Gazzettino