Lo stralcio della stepchild adoption dalle unioni civili non accontenta Ncd. Oggi il ministro per gli Affari Regionali con delega alla famiglia Enrico Costa alza il tiro sui...
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Un'interpretazione che riapre la polemica nella maggioranza con Monica Cirinnà che, citando la riforma appena approvata, precisa che sulle adozioni gay i magistrati continueranno a decidere in base alla legge vigente sulle adozioni. Per ammissione di tutti, anche del premier Matteo Renzi, è difficile che il tema delle adozioni gay venga affrontato in questa legislatura. Mancano i numeri parlamentari visto che, come chiarisce ancora oggi Maurizio Lupi, se il premier riproponesse il tema in un altro provvedimento «non ci sarebbe più la maggioranza».
Ed è proprio per evitare un vuoto normativo, spiegano fonti dem, che nelle unioni civili, dopo aver tolto la possibilità dell'adozione del figlio del partner, al punto 20 del maxi-emendamento del governo si è specificato che «resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti». Non la pensa affatto così Costa: «C'è una norma chiara che esclude la stepchild adoption e quindi mi attendo di vedere chiusa una fase di interpretazione creativa». Se fino al 2018 sarà difficile la riforma delle adozioni, obiettivo a breve della maggioranza è l'approvazione della legge sull'omofobia.
Una legge che oggi torna d'attualità dopo che a Roma, ieri sera, Forza Nuova ha fatto un blitz nella sede del Gay Center insultando il portavoce dell'associazione Fabrizio Marrazzo e affiggendo il volantino «Unioni civili, la perversione non sarà mai legge». Non interviene nella controversa questione sulle adozioni gay Maria Elena Boschi, da poco «promossa» nel governo con la delega alle Pari opportunità e alle adozioni. Il ministro delle Riforme, oggi in Sicilia, è già impegnata a pieno ritmo nella campagna referendaria di ottobre. «Nessuno ha la pretesa di aver approvato la riforma perfetta e sono la prima a riconoscerlo», ammette il ministro per la quale proprio il tentativo di migliorare ogni punto ha impedito «da 30 anni» una riforma istituzionale. Chiedendo ai cittadini una valutazione nel merito, ammette che «la sfida del governo è alta».
«Avremmo potuto evitare - sostiene il ministro - il referendum, ma questa è stata una scelta politica che abbiamo voluto e confermato» perchè «la riforma non può essere del Parlamento, coinvolge tutti noi come cittadini».
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Il Gazzettino