Primo cittadino indagato per l'appalto Ex sindaco paga: violò lo statuto

Primo cittadino indagato per l'appalto Ex sindaco paga: violò lo statuto
ZERMEGHEDO/CAMISANO - Due amministratori, in carica ed ex, al centro di casi giudiziari. Il sindaco di Zermeghedo, Gianluigi...

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ZERMEGHEDO/CAMISANO - Due amministratori, in carica ed ex, al centro di casi giudiziari.




Il sindaco di Zermeghedo, Gianluigi Cavaliere, è indagato per concorso in frode in pubbliche forniture e omissione di atti d'ufficio: in soldoni i pagamenti, riferiti ad un appalto da 30 mila euro per due cantieri stradali, sarebbe stati sovrastimati. A darne notizia è stato lo stesso primo cittadino nel corso dell’ultimo consiglio comunale.



L’avviso di garanzia riguarda un appalto aggiudicato del 2013 quando l’attuale sindaco era assessore ai lavori pubblici della giunta Castaman. L’indagine della procura, partita da un esposto, coinvolge altre quattro persone: il direttore dei lavori del primo cantiere, l'ingegnere Paolo Rosin, il capo dell´ufficio tecnico comunale Rino Franchetti e Maria Luisa Palma della ditta Polo costruzioni srl di Montecchio Maggiore; per il secondo appalto Rosin, Franchetti e Sandra Dal Grande della ditta esecutrice Crestani Gilberto snc.

Per Cavaliere, che si è detto amareggiato, si tratta di un attacco politico e confida nell’operato della magistratura.



L'altra vicenda riguarda l'ex sindaco di Camisano e il segretario comunale. Sulla vicenda della elezione componenti della commissione edilizia, il caso è chiuso. L’ex sindaco Renzo Marangon e il segretario Mario De Vita hanno versato nelle casse comunali 6.400 euro (4.480 il primo, 1.920 il secondo) chiudendo una vicenda iniziata nel 2010 e che in paese ha fatto parecchio discutere.



L’allora primo cittadino era finito nel mirino delle minoranze per aver violato lo statuto comunale. Prima dell’elezione, a scrutinio segreto, dei nuovi componenti della commissione edilizia, il sindaco chiese una votazione palese per determinare la scelta in caso di parità di voti, individuando come criterio l’anzianità anagrafica. Per le minoranze una maniera per favorire il candidato della maggioranza come poi era accaduto, ma soprattutto in violazione allo statuto comunale che prevedeva esattamente il contrario. Partì un ricorso, la giunta chiese la trasposizione al Tar che impose al Comune di pagare le spese per 3 mila euro, alle quali si sono poi aggiunte le parcelle degli avvocati.



La Corte dei Conti di Venezia ha chiesto a sindaco e segretario di pagare le spese, cosa che hanno fatto chiudendo così la vicenda.

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Il Gazzettino