CHIES - Dal Tibet all'Alpago: il «bovino spazzino» sta compiendo in pieno il suo dovere, anche riproducendosi. La conca non sarà l'altopiano tibetano, le cime delle...
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«L'esperienza degli yak in Alpago? La considero più che positiva - rassicura Franco Pianon, presidente della cooperativa Fardjma -. Tanto è vero che, a mio avviso, andrebbero portati anche in altre zone. Siamo molto soddisfatti di questi animali: grazie a loro, abbiamo recuperato diversi pascoli abbandonati. Senza considerare la pulizia del sottobosco». Attualmente, nella conca, sono almeno una trentina i bovini venuti dall'Oriente: «Con gli yak - riprende Pianon - stiamo lavorando a Malga Cate, a Chies. Ma saprebbero essere utili anche in molte altri parti. Compreso il Cansiglio». A rendere speciali gli yak è la loro vocazione ecologica, visto si nutrono di piante erbacee (come il falasco) che altri animali ignorano. E una volta estirpate favoriscono la ricrescita di altre piante foraggere. «Dopo i controlli svolti nell'ultimo periodo da esperti - conclude Pianon - abbiamo ricevuto vari complimenti. Diversi pascoli in stato di abbandono sono tornati a essere produttivi e il bosco ora è più pulito». Non va sottovalutato, infine, un risvolto legato al turismo: perché oltre a tutelare l'ambiente, la presenza degli yak in Alpago desta particolare curiosità tra la gente, desiderosa di ammirare da vicino questi esemplari mastodontici, simili ai bisonti, caratterizzati da un pelo folto, lungo e scuro, e da grandi corna. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino