VICENZA - E' allarme tubercolosi all'ospedale San Bortolo di Vicenza dove da quasi due mesi si trova ricoverato, nel reparto di malattie infettive, un profugo nigeriano...
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Secondo quanto ricostruito dalle forze dell'ordine, il suo arrivo in Italia risale al 2011, direttamente dalla Libia, poco dopo la caduta di Gheddafi.
Nelgli ultimi anni, proprio nel capoluogo berico, lo straniero è già stato condannato per spaccio di droga e ha ricevuto alcune denunce, tra cui due per resistenza a pubblico ufficiale, una volta nei confronti dei carabinieri e una volta degli agenti della polizia locale. Pur con lo status di profugo lo straniero ha continuato a vivere di espedienti, senza una residenza fissa e con una vita precaria. La Caritas diocesana ha dato la sua disponibilità per accogliere lo straniero e controllare che continui il trattamento anti-tbc, ma l'uomo non intende entrare all'interno della struttura berica.
Nel nosocomio berico i sanitari si stanno prodigando per farlo guarire completamente: la cura di antibiotici dovrebbe durare due mesi (quindi per un altro paio di settimane), ma il rischio è che non si procede con la cura per i successivi otto-dieci mesi non si eliminano completamente i batteri e la malattia può riprendere vigore, diventando nuovamente trasmissibile. Le sue condizioni sono tranquillizzanti, ma il rischio di un'epidemia non è ancora finito.
Le autorità locali temono che dopo le dimissioni dall'ospedale, il nigeriano torni in strada senza continuare a curarsi. Nelle ultime ore la situazione è passata al vaglio della Prefettura di Vicenza, che potrebbe decidere, al momento delle dimissioni dal San Bortolo, di trasferirlo in un centro di identificazione nazionale per poi essere poi espulso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino