Il mental coach, dopo l'esperienza nel calcio, ora lavora con i carcerati

Beppe Sammarco
VICENZA - Il mental coach che insegna a recuperare l’autostima ai detenuti. Beppe Sammarco, classe 1957, dipendente dell’assessorato alla partecipazione, ha un curriculum di...

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VICENZA - Il mental coach che insegna a recuperare l’autostima ai detenuti. Beppe Sammarco, classe 1957, dipendente dell’assessorato alla partecipazione, ha un curriculum di tutto rispetto. Diciassette anni trascorsi nel settore giovanile del Vicenza, con compiti di allenatore dai pulcini fino agli allievi, quindi responsabile della scuola calcio e delle attività di base.




Dopo le esperienze al Villaggio del Sole, a Lonigo ed a Dueville, è stato direttore generale al Quinto e poi al San Lazzaro, dove da gennaio ha preso in mano le redini della prima squadra in seconda categoria. Mental coach dal 2006, ha conseguito nel 2010 il master che lo ha certificato a livello internazionale.



“Mi sono aperto all’ascolto degli atleti, rendendomi conto dei loro bisogni, e lavoro sui loro talenti, andando alla ricerca delle risorse. Ho fatto della comunicazione tra allenatore e atleta il mio strumento principale per migliorare la prestazione dell’atleta e tengo corsi di formazioni nello sport”.

Tra i suoi allievi ci sono nomi illustri, di cui cela però i nomi, fedele alla riservatezza.



“Ho seguito anche qualche atleta nazionale di altri sport: uno è diventato campione europeo di schema, un altro è salito sul podio dei campionati assoluti di arti marziali, ma tra i miei clienti ci sono pure manager d’azienda piuttosto che persone comuni”.



Che risultati ha avuto in particolare nel calcio?



“Le prime applicazioni le ho messe in campo quando ero al Villaggio del Sole, dove ho vinto tre campionati fila alla guida con juniores regionali, d’élite e prima categoria. In particolare faccio tanto coaching sulla gestione dello stato d’animo e con il San Lazzaro siamo risaliti fino a metà classifica”.



Autore del libro “Il coach sei tu”, uscito nell’ottobre del 2012, con il quale ha vinto il premio del Coni per l’arte e la cultura nello sport, da tre anni a questa parte è entrato anche in carcere.



“Ho iniziato attraverso i progetti sociali dell’Aics, un percorso che prevede 60 ore di coaching diretto con una ventina di detenuti sul recupero di autostima, che terminerà a fine aprile. E’ un’esperienza straordinaria, perché hai a che fare con persone al limite. In precedenza mi sono occupato anche di recupero di ex alcolisti e tossici al Sert”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino