Notizie riservate postate su Twitter L'Azienda ospedaliera va in Procura

Notizie riservate postate su Twitter L'Azienda ospedaliera va in Procura
VERONA - L’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica dopo avere ricevuto segnalazioni che sono state postate su...

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VERONA - L’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica dopo avere ricevuto segnalazioni che sono state postate su Twitter, attraverso un nickname riconducibile ad un dipendente, immagini e documenti su attività svolte all’interno di una Unità operativa dell’Azienda.




«È un fatto gravissimo - ha detto il direttore generale Francesco Cobello - che mi ha lasciato esterrefatto».

«Una volta che la magistratura avrà fatto luce su questa incresciosa vicenda e accertato l’identità dei responsabili, assumeremo tutti i provvedimenti, anche i più estremi, a nostra disposizione» ha aggiunto Cobello confermando in un comunicato ufficiale che l’Azienda ha anche avviato un’indagine interna.



L’esposto alla Procura - sempre secondo la nota - è corredato da tutti i necessari allegati con la richiesta di verificare i fatti e gli eventuali reati a essi riconducibili. Il suo nickname è 'Comandante diavolo' e con questo soprannome avrebbe pubblicato, secondo le segnalazioni giunte all'Azienda ospedaliera, dati che rimandano al mondo sanitario e ospedaliero. A volte ci sarebbero commenti su pazienti, qualche volta con foto di corpi, ma pare senza alcuna specificazione.



Il 'Comandante diavolo' nei suoi tweet descrive la quotidianità di un reparto che potrebbe essere quello di Pronto Soccorso. Un fatto ritenuto grave perché vengono pubblicati dati sensibili, anche se potrebbero esserci dei falsi. A Cobello sono giunte «segnalazioni di pazienti indignati» rileva una circostanza che ha spinto all'esposto alla Procura della Repubblica e all'indagine interna per il momento rivolto ad ignoti. «Non possiamo sapere nulla con certezza - dice, rimandando alle indagini -, in questa fase c'è la massima cautela» perché «qui evidentemente qualcuno non si rende conto della potenza di questi strumenti e usa i social network in questo modo» conclude.
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Il Gazzettino