PORDENONE - La fuga di capitale all'estero resta un mistero, ma le condanne no, quelle sono reali e hanno l'effetto di macigni lanciati nel futuro di cinque dei sei imputati. Il...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Soltanto l'ispettore della Squadra Mobile di Udine, Giuseppe De Falco, è uscito indenne dal processo in cui era sospettato di concorso esterno nel reato associativo. La tensione - che ieri pomeriggio gli ha impedito di ascoltare in diretta la lettura della sentenza - ha cominciato ad allentarla con un abbraccio liberatorio al luogotenente dei carabinieri che, in fondo all'aula, gli sussurra che è stato assolto con formula piena. «Il fatto non sussiste». Il collegio giudicante ha riconosciuto che non è un poliziotto infedele, che non era un sodale di Marco Polino, l'imprenditore delle truffe del fotovoltaico, e che non ha rivelato segreti d'ufficio per consentire all'imprenditore di eludere le indagini dei carabinieri di Sacile e della Guardia di finanza di Pordenone.
«L'unica cosa che avrebbe potuto spifferare era una perquisizione della Finanza, ma al processo è stato chiarito che non c'è stata alcuna rivelazione», ha sottolineato l'avvocato Federica Donda nella sua appassionata arringa. La legale udinese è stata molto critica sulle modalità con cui sono state condotte le indagini. «Il 6 febbraio 2012 De Falco è stato arrestato in Questura a Udine soltanto sulla base delle dichiarazioni di Marco Polino», ha insistito. Nel 2011 l'ispettore della Mobile stava indagando su Polino per conto della Procura di Udine: un raggino da 2 milioni di euro all'imprenditore agricolo di Pagnacco ieri parte civile.
Una volta archiviata l'indagine era entrato in contatto con Polino, che era intercettato. Le loro conversazioni avevano indotto l'accusa a sospettare del poliziotto. «Ma Polino - ha detto ieri la difesa - ha fatto il nome di De Falco perchè era la chiave che lo avrebbe fatto uscire dal carcere».
© riproduzione riservata Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino