Tensione sul nuovo Senato Preoccupazione al Colle E c'è chi ipotizza le urne

Tensione sul nuovo Senato Preoccupazione al Colle E c'è chi ipotizza le urne
ROMA - Sale la tensione sulle riforme in vista del primo passaggio parlamentare significativo, vale a dire l'adozione mercoledì da parte della commissione Affari costituzionali...

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ROMA - Sale la tensione sulle riforme in vista del primo passaggio parlamentare significativo, vale a dire l'adozione mercoledì da parte della commissione Affari costituzionali del Senato di un testo base, su cui poi presentare gli emendamenti. Il capogruppo Luigi Zanda del Pd e i senatori renziani insistono perché sia adottato il ddl (disegno di legge) del governo, ma parte della minoranza interna spinge affinché i relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, ne propongano un altro in cui ci sia il Senato elettivo, chiesto da molti senatori di diversi gruppi, ed anche da Silvio Berlusconi che poi ha fatto retromarcia. La tensione preoccupa il presidente Napolitano (che fa salire al Colle Anna Finocchiaro) ed ha spinto Roberto Giachetti a dar voce a uno scenario che gira tra i renziani: far saltare il tavolo e andare alle urne.

In Senato ci sono 51 ddl, oltre a quello del governo che riguardano la riforma del Senato, la maggior parte dei quali prevede un Senato ad elezione popolare, e non eletto dai Consigli regionali e dai sindaci, come invece stabilisce il testo del governo. La maggior parte dei 100 interventi durante la discussione generale, ha difeso questa impostazione, a partire da Vannino Chiti che guida i dissidenti del Pd. Questi non intendono piegarsi nemmeno dopo che l'Assemblea del gruppo ha votato (53 a 11) a sostegno del testo Boschi-Renzi. Ieri mattina c'è stata una nuova riunione dei senatori del Pd membri della Commissione Affari costituzionali, e solo Corradino Mineo e in parte Miguel Gotor sono risultati contrari al testo governo (Chiti e gli altri sono in altre commissioni). Questo ddl, avrebbe comunque la maggioranza in commissione quando voterà il testo base. Zanda e il ministro Maria Elena Boschi, hanno chiesto ai relatori di adottare il ddl del governo come testo base.
Roberto Calderoli ieri ha lanciato un suo «lodo»: i senatori verrebbero eletti dai cittadini «prevedendo che l'elezione sia contestuale a quella dei Consigli regionali e che il numero dei consiglieri regionali sia ridotto in misura corrispondente a quella dei senatori eletti, con indennità a carico della Regione». Soluzione che ricalca la proposta di Ncd, come ricorda Andrea Augello, e quella di alcuni senatori del Pd, come il lettiano Francesco Russo. Calderoli ha detto che proporrà alla correlatrice Anna Finocchiaro di adottare il suo lodo come testo base, ma questa ha preso le distanze: «è una idea di Calderoli».

In questo clima Renzi martedì incontrerà i senatori del Pd. E di questo clima si è detto preoccupato il presidente Giorgio Napolitano che ieri ha voluto avere da Finocchiaro un ragguaglio del dibattito. Fonti parlamentari riferiscono che al Quirinale si insiste sulla necessità che le riforme vadano avanti perché il paese ne ha bisogno, ma in un clima di confronto e non di scontro.
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Il Gazzettino